Un libro sulla Scozia magica

Un libro sulla Scozia magica

Emanuela o Emman Riddington, come preferisce essere chiamata, è italo-scozzese e perfettamente bilingue, anzi, trilingue se si conta il gaelico. È giornalista, una professione che definisce come “la più bella del mondo, perché ti arricchisce culturalmente e perché ti dà modo di comunicare con gli altri.” “Ma ovviamente”, aggiunge, “bisogna rispettare la libertà di stampa, di idea, di ideologia e di parola: bisogna essere sé stessi. Quindi ricerco sempre il reale e divento anche investigatrice perché vado a fondo delle cose.”  In questo spirito Emman ha intrapreso di presentare la Scozia in vari Paesi, ma soprattutto in Italia, dove ha partecipato a molte trasmissioni per numerosi media e canali, tra cui anche Mediaset. Recentemente Emman ha pubblicato un libro, in collaborazione con la giovanissima nipote.

 Come s’intitola il libro?
S’intitola “Myths, legends and tales from magic Scotland”. La versione italiana, che è attualmente in preparazione, s’intitolerà “Scozia magica: miti, leggende e fiabe”.

Tratta quindi di fiabe tradizionali scozzesi?
Tratta soprattutto di miti, come quello dei Kelpies che sono dei cavalli marini, posti a protezione della Scozia contro ciò che potrebbe minacciarla.  Esiste una grande scultura, alta una trentina di metri, che rappresenta i Kelpies e che è collocata proprio sul confine tra Scozia e Inghilterra. È un monumento molto bello che vale veramente la pena di vedere.

Un simbolo, quindi?
Un simbolo di libertà e di spirito di indipendenza, ma anche dell’audacia tipica del popolo scozzese. Gli scozzesi sono un popolo cordiale e amico di tutti, ma se gli pestano i piedi reagiscono, come è giusto.

Le fiabe e le leggende scozzesi sono molto diverse da quelle inglesi?
Molto diverse, in quanto gli scozzesi derivano dai Celti che, attorno al sesto secolo avanti Cristo, si sono spostati dalla zona indoeuropea. È noto che ci sono stati i Galli in Francia, gli Insubri in Italia, i Celti sardi, gli Etruschi, i Celtiberi in Spagna e altre tribù nei Paesi baschi. Nelle isole britanniche si sono stabiliti in Irlanda, in Scozia e nel Galles (Wales infatti è una parola che deriva dal gaelico). In Inghilterra non sono rimasti. Di loro non ci sono tracce, fatta eccezione per la leggenda arturiana e luoghi come Stonehenge. In Scozia tutti imparano il gaelico fin da bambini. Insegno sempre un saluto che è Saor Alba. Saor significa buono e Alba è una parola ripresa dal latino che oggi ha dato anche il nome a un partito politico, l’Alba Party.

Questo libro è particolare perché è stato realizzato a quattro mani con tua nipote?
Infatti. Mia nipote ha dodici anni e ha collaborato con me soprattutto per le illustrazioni. Il libro è dedicato ai bambini che soffrono di gravi malattie e vorrei che parte del denaro che ricaveremo dalle vendite vada a un ospedale pediatrico o comunque contribuisca a sostenere i bambini malati. In Scozia il sistema sanitario statale è insufficiente e i costi della medicina privata sono molto alti.

Oltre alla versione italiana, è in cantiere anche una traduzione tedesca del libro?
Infatti. La versione tedesca è già pronta. La traduzione italiana è stata inviata all’editrice italo-svizzera Cosmia che lo pubblicherà in settembre. Speriamo di essere presenti alla Fiera del libro di Glasgow, che è un po’ più piccola di quella di Edimburgo, ma aperta al libro alternativo, al mistero e alla magia che nel mio libro emerge non solo dalla leggenda dei cavalli, ma anche da altre storie, come quella del Drago di Dundee, o quella del cardo che, secondo la tradizione, impedì ai Vichinghi di conquistare la Scozia  e che è diventato il simbolo araldico scozzese.

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