Chi sono le creature magiche

Chi sono le creature magiche

Roberto Corbella è stato un antropologo e studioso di tradizioni celtiche e di folclore del Nord Italia e del Ticino. Il suo interesse lo ha spinto a indagare gli aspetti fantastici della tradizione locale: apparizioni, di fantasmi e anche quelle legate agli esseri fatati gli elfi, i folletti gli gnomi, i personaggi che popolano fiabe e leggende. In questo incontro, avvenuto una quindicina di anni fa gli avevamo chiesto di definire questi esseri e il loro rapporto con l’uomo.

Nel suo libro Creature del Mistero lei spiega le apparizioni degli esseri fatati, descrivendo tre mondi paralleli, abitati il primo dagli uomini, il secondo da quelle che vengono chiamate creature magiche, quali fate, elfi, folletti, gnomi e così via, e il terzo dagli angeli e altri spiriti “elevati”. Come coesistono questi tre mondi?

Questi mondi corrispondono al Triskell, il simbolo solare celtico che ho veduto in una vecchia raccolta di racconti fantastici islandesi. I tre mondi si toccano in parte, ma si tratta di una situazione complessa perché ciascuno di questi mondi è suddiviso a sua volta in altri mondi diversi.

Ma gli essere fatati, chi sono in realtà?

Si tratta sostanzialmente di energia. Loro vivono nel loro mondo e non hanno una forma come noi la intendiamo. Sono energia pura, ma quando entrano nel nostro mondo e si vogliono per così dire far vedere da noi, prendono l’aspetto che noi immaginiamo che essi abbiano.

Perché lo fanno?

Per essere più facilmente contattabili da noi. Facciamo un esempio: se una persona va in un bosco e improvvisamente vede un mostro simile ad un Minotauro, è più che probabile che scapperà a precipizio. Ecco che allora, se questi esseri vogliono farsi contattare da quella determinata persona, prendono un’immagine che è nell’immaginario di questa persona. Niente di straordinario, non un essere con sei braccia e otto gambe, perché queste immagini non appartengono al nostro immaginario europeo e verrebbero automaticamente catalogate come figure malefiche. Quindi, per poter stabilire un contatto, per non provocare un’immediata reazione di difesa, prendono un aspetto che secondo quanto leggono nella mente della persona, potrebbe inserirsi nel background culturale di quest’ultima. Ecco quindi perché vediamo il nanetto con il cappello a punta, il folletto con le alucce che svolazza o che corre qua e là, vestito vagamente alla medioevale. Questo perché nel nostro immaginario collettivo li abbiamo sempre raffigurati così.

Perché scelgono una persona piuttosto che un’altra?

Perché hanno seguito i pensieri della persona prescelta e sanno che possono essere in sintonia con i loro, oppure perché capiscono che è di una sensibilità tale da poter avere uno scambio con loro, o ancora perché vogliono farle uno scherzo e qui i motivi della scelta della vittima sono molto difficili da stabilire.

Ritornando alla forma assunta dalle creature fatate; la differenza che si riscontra tra quelle che si vedono nelle nostre regioni rispetto ad esempio a quelle del centro e del sud dell’Italia è quindi dovuta a ragioni psicologiche?

Infatti. Sono ragioni di background culturale che fanno sì che qui si vedano certi personaggi e là altri. Qui abbiamo un background che si rifà ad una tradizione celto-germanica: ricordiamo i longobardi, i goti e così via. Quindi abbiamo delle immagini che sono per così dire centro-europee. Invece già in Toscana e più a sud ci sono delle figure diverse: sono le figure magiche di un mondo contadino mediterraneo.

Potrebbe fare un esempio?

Noi non abbiamo il Gatto Mammone. Questo essere mezzo uomo e mezzo gatto, mostruoso e terribile, c’è solo al sud. Noi abbiamo l’orco che è visto piuttosto come un classico montanaro cattivo e ubriacone con in più le zanne, gli unghioni e magari anche la coda. Cioè praticamente il nostro orco è un Troll, mentre a sud abbiamo figure differenti e più simili all’idea che un meridionale si fa del boscaiolo cattivo in panni seicenteschi.

Tuttavia, nonostante questa labilità delle forme, a volte queste creature possono venire fotografate. Si tratta di immagini autentiche?

Non possono affermarlo con certezza, ma secondo me no. Non ho ancora visto nessuna immagine che, pur essendo fantastica sia al disopra di ogni sospetto.

C’era stato un caso famoso nell’Ottocento in Inghilterra… Due ragazzine che avevano fotografato le fate…

Certo, si tratta di un caso molto strano, ma lo conosco troppo poco per potermi pronunciare, avrei dovuto vedere le foto originali per farmi un’opinione. Quella famosa che circolava qualche tempo fa del folletto del fuoco era un trucco che si può realizzare con grande facilità.

Quindi le foto di apparizioni sarebbero il più delle volte dei trucchi?

Tra le molte foto di fantasmi che mi sono state mostrate, soltanto due, scattate una negli anni Cinquanta e l’altra negli anni Venti, potevano realmente riprodurre qualcosa di sorprendente. Ricordo che una ritraeva una bambina e l’altra un uomo con un gattino. Dato che ho lavorato molto sulla fotografia con mio padre che faceva cartoni animati e film pubblicitari, conosco bene tutti i trucchi fotografici e finora devo proprio dire che, eccetto le due foto di cui parlavo prima, non ho veduto niente di convincente. Ho visto delle luci strane, questo sì, ed è capitato anche a me, fotografando il vecchio cimitero di Viggiù, di non riuscire mai a riprodurre i colori giusti sulla diapositiva, ma di trovare invece degli aloni verdastri, delle nebbioline azzurrognole e altri effetti strani.

Ora è ben noto che quel piccolo cimitero, oggi abbandonato, è uno dei posti della Val Ceresio che si dice sia “visitato” da apparizioni e fantasmi. Lo stesso mi è capitato a volte fotografando una vecchia casa in montagna dove si diceva fosse successo qualcosa in passato. Quindi, fintanto che parliamo di luci, di nebbie – che però possono essere attribuibili a tanti altri fattori non posso negare che a volte si possano vedere in fotografia, ma figure vere e proprie, eccetto quelle di cui ho parlato prima, non ne ho mai viste che fossero proprio convincenti oltre ogni dubbio.

Il libro accenna anche a popolazioni umane, diverse da noi che sarebbero state catalogate come folletti o gnomi in tempi antichi. Forse lo stesso “piccolo popolo” delle leggende inglesi è qualcosa del genere?

Questo è un discorso piuttosto delicato e difficile. Come antropologo ho la quasi certezza che alcune persone con cui ho lavorato da giovane e che vedo anche oggi potrebbero essere i discendenti di popolazioni che esistevano in tempi remoti e che oggi sono scomparse. Poi ci sono quei personaggi fantastici come i Twergi della Val d’Ossola, che vengono descritti in modo così preciso da far venire il dubbio che esistessero davvero; se non ora almeno in passato. Non sappiamo molto su questo argomento, perché gli antichi non facevano distinzione tra il mito e la realtà, per cui né i greci né i romani, tanto per restare nella nostra cultura, hanno mai diviso nettamente il reale da quello che noi giudichiamo fantastico.

Parlando del passato, anche il suo libro ci riporta un po’ indietro nel tempo, verso una civiltà contadina dove l’apparizione di nani, folletti, fate e altri esseri fatati faceva quasi parte della vita di tutti i giorni. Oggi con lo sviluppo della tecnologia e è’estensione delle zone urbane, queste apparizioni chi può ancora vedere questi esseri?

È vero che oggi il contatto con la natura è meno frequente di un tempo. Direi comunque che ci sono ancora persone in grado di vedere gli esseri fatati. Si tratta solitamente di giovani piuttosto sportivi che amano ad esempio le lunghe passeggiate in montagna. Però anche chi rimane attaccato tutto il giorno al videogame può avere la nostalgia per il mondo fatato.

Questo sì, anzi, da qualche anno a questa parte sembra che l’interesse per certe figure e certi racconti sia aumentato. A che cosa è dovuta questa ricerca del magico secondo lei?

Credo che la gente cominci ad essere stanca di essere chiusa dentroun complesso di regole assolutistiche dettate ogni giorno da una scienza che però spesso si contraddice il mese dopo o l’anno dopo. Questa stessa scienza del resto sta aprendo delle frontiere nel senso che si sta scoprendo che esistono dei fattori anima, di fattori di intelligenze a noi sconosciute, ma che possono risiedere nelle piante, nelle pietre, nello stesso pianeta terra,pensiamo all’Ipotesi Gaia. Queste intelligenze sono diverse dalle nostre, non hanno il nostro stesso sistema di valori, ma hanno altri sistemi, altre regole che possono anche infrangere quelle regole che noi ci siamo imposti. Questa apertura, questa possibilità che esista qualcosa più in là di quello che ci hanno abituati a considerare il solo mondo reale, porta le persone a riavvicinarsi al fantastico e magico

Florinda Balli

Roberto Corbella, Creature del Mistero fate, folletti e fantasmi, Macchione Editore

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