Comunicazione oltre la mente

Comunicazione oltre la mente

Per chi si pratica la guarigione energetica il contatto con l’animale viene percepito come più “puro” e facile di quello con l’essere umano adulto. Questo è quanto ci ha detto una “animal communicator” specializzata nella cura degli animali, domestici o meno.
Mai come oggi ci si è occupati della salute e del benessere materiale di animali domestici e anche selvatici, tuttavia ci vuole parecchia originalità e coraggio per pensare al loro equilibrio energetico, quasi che il dogma della mancanza di anima contagiasse anche coloro che pure sono fermamente convinti dell’esistenza dell’aura umana e dell’emanazione energetica legata alla persona e alle emozioni. Tuttavia lentamente il desiderio di una comunicazione fra i mondi si sta facendo strada, ora che la via alle altre dimensioni, nelle quali la parola non la fa da padrona, è aperta alle menti più ardite. Così abbiamo trovato una giovane donna che si è messa sulle orme degli antichi sciamani, riscoprendo il legame profondo che unisce tutti gli esseri viventi.
“Sono sempre stata attratta da tutto quanto era poco conforme al pensiero collettivo”, ci dice Barbara Mapelli Mozzi. “Fin da giovanissima ho letto libri che parlavano della morte, degli aspetti invisibili della vita e di cose che non interessavano i miei coetanei. A venticinque anni, la morte di mio padre ha segnato una tappa importante nel mio percorso perché durante la sua malattia ho constatato che qualcosa non funzionava nel nostro sistema ospedaliero occidentale. Ho visto che i malati venivano abbandonati a se stessi dal profilo psicologico, che i casi più gravi venivano spesso isolati nei reparti di cure intense, dove potevano avere solo pochissimi contatti con i loro cari.

Così ho cominciato a pensare che cosa avrei potuto fare e, non avendo altri strumenti, ho chiesto di lavorare come volontaria in ospedale. La mia prima intenzione era di lavorare con gli adulti, invece mi hanno messa in pediatria. È stata un’esperienza incredibile che mi ha avvicinato molto agli esseri umani, specie nei momenti di maggiore sofferenza fisica. Direi che gli animali sono per me un tramite per arrivare all’essere umano. L’animale non ha mai perso la sua connessione con l’universo, con il Divino. Con l’animale mi sento sicura, in pace.

Questo perché l’animale non ha le sovrastrutture mentali dell’uomo? Esatto. L’animale non ha il mentale, non ha il giudizio, anche se anche lui conosce certe paure. Gli animali sono puri, sono innocenti, sono come i bambini. Quando mi capita di curare un bambino sono sempre sorpresa della rapidità del contatto. È bellissimo.

Quindi all’ospedale hai assistito i bambini? All’ospedale non lavoravo come lavoro ora. È stato un inizio, ma a modo mio facevo qualche piccolo tentativo, non so, applicando i colori sui meridiani e cose del genere.

Come hai cominciato a lavorare con gli animali? Tutto è partito dal mio cammino interiore, che sto proseguendo anche ora, perché mi sono iscritta ad una scuola di healing energetico in America che durerà tre anni e che è soprattutto un percorso di auto-conoscenza. Ma per rispondere alla domanda, ho cominciato a capire che potevo curare gli animali nel 2002, quando il mio cane si è ammalato. Vorrei quasi dire che con la sua malattia mia ha costretta a lavorare su di lui e a prendere coscienza delle mie capacità.

Quindi ti sei specializzata più nella cura delle malattie fisiche che non nella comunicazione telepatica con gli animali? Infatti, anche se è ovvio che la malattia fisica ha una sua causa profonda energetica. Detto questo, seguo anche l’insegnamento di Penelope Smith, che è famosa in America come “comunicatrice” telepatica con gli animali. Sembra che negli Stati Uniti ci siano ormai parecchie persone che si occupano di questo tipo di lavoro… Direi che ce ne sono sempre di più. Per me è molto importante lavorare con Penelope, anche per avere delle conferme a quanto sento e percepisco, perché a volte mi sorgono dei dubbi e mi dico: “E se fosse tutta una creazione della mia mente?” In fondo sono una che ha i piedi ben per terra e quindi questi scambi con persone che hanno le mie stesse percezioni mi fanno molto bene.

È un fatto che siamo molto condizionati a non credere a ciò che non è accettato dalla scienza. Come sei riuscita a vincere lo scetticismo all’inizio, quando hai avuto le prime esperienze di telepatia e di pranoterapia con gli animali? Devo dire che ho avuto una grandissima fortuna perché, quando il mio cane ha cominciato a star male, ho conosciuto un veterinario straordinariamente sensibile che poi è diventato un mio carissimo amico. Tra noi si è istaurato un rapporto di fiducia tale che ho potuto parlargli di quello che percepivo nel cane e lui mi ha confermato che tutto ciò che avvertivo era corretto dal profilo scientifico e degli esami clinici. Per me è stato un grandissimo aiuto. Inoltre questo veterinario non ha mai minimizzato i risultati che ottenevo con le mie cure. Così ad esempio, una volta che il cane non poteva più camminare e che io ero riuscita a rimetterlo in piedi dopo una sessione è stato il primo a stupirsi e a felicitarmi.

Come lavori, con l’imposizione delle mani o solo con la trasmissione di energia? Come prima cosa bisogna collegarsi e chiedere il permesso come si farebbe con un essere umano, perché non è una manipolazione. Poi ci si mette in silenzio e si aspetta che arrivino le immagini. Per me è come vedere su un grandissimo schermo: vedo dove sono i blocchi energetici, che problemi ci sono agli organi e soprattutto ciò che l’animale ti vuol far vedere in quel momento.

Come hai proseguito? Ho proseguito da sola, lavorando sempre di più, perché è un lavoro che più lo fai e più si sviluppa. Devo solo credere a quello che vedo e ai riscontri che ho.

A volte la malattia dell’animale domestico corrisponde a un problema del padrone? Sì e no. A volte la malattia è solo delle animale, è legata alla sua evoluzione. Altre volte invece l’animale è lì per mostrare certe cose al padrone. In questi casi, se il padrone è una persona aperta che sa ascoltare, le cose vanno molto in fretta, perché diventa un lavoro a tre che coinvolge il padrone oltre che l’animale. Altre volte invece non è così evidente e bisogna stare bene attenti a misurare le parole.

Ti sembra che le persone siano più aperte nell’insieme rispetto al passato? Mi sembra proprio di sì perché, anche se non faccio nessuna pubblicità, vengo chiamata da persone che hanno sentito parlare di me da amici che sono rimasti contenti.

Curi solo animali domestici? Ho curato vari tipi di animali tra cui cavalli, un maiale e durante una vacanza in Thailandia, ho avuto un contatto incredibile con un piccolo elefante. Mi è capitato persino di fare un lavoro con delle formiche.

Delle formiche? È successo un paio di anni fa: mi hanno telefonato delle persone disperate dicendo che la loro casa era letteralmente invasa dalle formiche. Lì per lì sono rimasta sconcertata perché non avevo mai lavorato con degli insetti se non facendo piccoli esperimenti da sola nel mio giardino. Però alla fine ci sono andata e ho visto che era effettivamente una cosa terribile: erano dappertutto, a migliaia. Ho accettato la sfida ed è stata una comunicazione bellissima con questi esseri veramente straordinari. Il risultato è stato incredibile: in tre settimane le formiche erano scomparse. Questo è servito a me in primis perché è stata una conferma grandissima dell’autenticità dei messaggi che ricevo.

Tu crei dei piccoli dossier per i tuoi “pazienti” con appunti scritti e disegni. Perché? Perché questo in un certo senso “fissa” l’atto di healing oltre lo spazio e il tempo e permette all’azione curativa di continuare almeno fino alla prossima seduta. Disegno come un bambino, ma è molto importante rappresentare la situazione energetica e la mia visione. Certo che richiede molto tempo, ma del resto si tratta di un lavoro che percepisco come sacro, se così si può dire e ringrazio sempre l’animale che mi permette di svolgerlo.

 

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