Trovare la gioia attraverso il suono

Trovare la gioia attraverso il suono

ll suono per trovare la gioia. Bruno Oddenino, oboista e insegnante al Conservatorio di Torino, esplora da più di trent’anni il potere terapeutico della musica. Le sue ricerche sono sfociate in un metodo chiamato BioArmon di cui ci parla qui.

Come è nata l’idea che il suono potesse anche essere terapeutico?Quando ho cominciato a studiare oboe, il mio insegnante, il maestro Bongera, un grande oboista, primo oboe dell’Orchestra della RAI ai tempi d’oro, mi ha consigliato di esercitarmi a suonare note lunghe per migliorare la tecnica.  Ho seguito il suo consiglio, nonostante la fatica e noia che comportava un esercizio del genere per un ragazzo di tredici-quattordici anni. Suonavo note che duravano trenta, quaranta secondi, o persino un minuto e, a forza di applicarmi, ho scoperto un mondo.

In che senso?
Ho scoperto, piano piano, che dentro ogni suono ci sono molti altri suoni che ho cominciato a sentire. Ero così affascinato dalla mia scoperta che il tempo volava e che mia madre si stupiva che continuassi a suonare sempre la stessa nota, mentre tutti gli altri avevano fretta di suonare melodie! È stato questo il mio primo impatto con il suono unico, ma ricco di altre “nutrienti”. Infatti la nota dell’anima di ciascuno di noi ha dentro di sé tutte le armoniche.

E l’esercizio si è rivelato proficuo anche dal punto di vista tecnico?Certo! Tanto che ho vinto diversi concorsi e sono stato nominato insegnante al Conservatorio di Torino a soli ventidue anni.

Ma c’è stato anche un altro incontro che ti ha portato ad approfondire gli aspetti terapeuci del suono…
Infatti. Avevo creato la Scuola di Alto Perfezionamento musicale di Saluzzo, che è diventata una delle più belle realtà musicali di quegli anni. Nella mia qualità di direttore artistico della scuola ho invitato varie personalità del mondo musicale e tra queste Vemu Mukunda, un musicista indiano, che suonava la Vina, uno strumento tradizionale del sud dell’India.  Quando l’ho sentii suonare, nonostante avessi ascoltato i più grandi musicisti al mondo, rimasi così impressionato, che decisi dentro il mio cuore che se avessi lasciato la Scuola che dirigevo, lo avrei seguito nel suo percorso formativo. Dopo tre anni, questo è avvenuto e ho seguito Mukunda che mi ha insegnato a trovare  quella che lui definiva la “Nota della missione”.  Mukunda non era solo musicista, era anche fisico nucleare. Aveva una mente notevole. Aveva trovato in antichi testi vedici, una spiegazione profonda del valore del suono e aveva appreso che ogni persona ha una sua frequenza o nota di base, e che il suono può modificare la struttura dell’essere umano.

Con quale effetto?
Se frequenti il tuo suono a un livello profondo, questo suono ti può aiutare a trovare la gioia. La gioia è qualcosa di diverso dalla felicità, che si porta sempre dietro il suo fratello gemello, il dolore. La gioia è uno stato di coscienza profondo che ci consente di vedere il bene e il male nella vita e di viverlo, sapendo che il substrato è sempre la gioia.

Ma hai anche elaborato una corrispondenza particolare tra le frequenze sonore e i colori…
Ho fatto questa scoperta lavorando in un laboratorio di Milano, che all’epoca era diretto dal professor Bruno Massa, con le apparecchiature più sofisticate per quei tempi, che ci permettevano di verificare i risultati del suono al livello del cervello e dei vari organi del corpo. Facendo questi esperimenti mi sono accorto che la scala a dodici suoni che utilizziamo in Occidente, non mi bastava, perché a volte dava informazioni scorrette.

In che modo?
Se pensiamo alla tastiera del pianoforte, e in particolare ai tasti neri, ci accorgiamo, per esempio, che il do diesis e il re bemolle, che pure hanno nature totalmente diverse, si ottengono con lo stesso tasto. Il do diesis è composto di colori notturni, blu, argento. È la nota della malinconia, della tristezza, ma anche della dolcezza. Non per niente Beethoven ha scritto la Sonata al Chiaro di Luna in quella tonalità. Re bemolle invece è forza, energia… A quel punto ho sentito il bisogno di elaborare una mia scala composta da  diciassette suoni, dove tutte le note hanno una loro identità. Poi, per rendere più accessibile il concetto, ho trasformato i diciassette suoni in diciassette colori. Ho quindi creato diciassette mappe colorate corrispondenti alle 17 tonalità che uso  in modo tale che le persone, che hanno fatto l’esperienza dei colori in natura, potessero comprendere e sperimentare meglio attraverso i colori la loro natura profonda.
Durante queste ricerche sono venuti alla luce dei punti magnetici dell’organismo umano che lo scienzato Giuseppe Calligaris aveva identificato e denominato come «placche sottocutanee» e che caricava con una bassissima corrente elettrica per sviluppare le potenzialità e sensitività nell’uomo. Una parte di quelle placche può essere caricata con il suono, ma il suono deve essere la frequenza esatta per quella persona.

Che metodo usi per determinare quale nota corrisponde a una certa persona?
In primo luogo uso il mio orecchio, perché faccio parlare la persona e ogni persona, quando parla, canta. Canta nella sua tonalità quando si fanno delle domande precise. In caso di dubbio, ad esempio quando la nota corrisponde a un tasto nero, uso un test chinesiologico che permette di non avere più dubbi. Quindi incomincio a fare la lettura dei colori che, disposti in un certo modo, mi dicono esattamente qual è l’esperienza di vita di quella persona, dalla famiglia d’origine alla famiglia che ha creato, se ce ne è una, e molti altri aspetti della sua vita. Mi dicono anche, come si comporta con il mondo esterno e come si deve muovere per trovare la gioia. Dopo aver trovato la nota e rilevato una serie di informazioni indispensabili per il mio lavoro, creo in un mese un DVD che unisce musica,colori, cristalli, oli essenziali e fiori di Bach. Inoltre il DVD guida la persona verso una respirazione con un ritmo  particolare, attraverso un simbolo in risonanza con la persona stessa, verso mondi interiori sconosciuti, riportando alla luce momenti lontani, che il soggetto magari non ricordava più, ma che hanno creato dei metamodelli che lo fanno agire a sua insaputa e spesso gli creano situazioni spiacevoli e dolorose. Questi “metamodelli” vengono trasformati dal suono, da energia negativa in energia creativa.

Il tuo metodo ha anche altre applicazione oltre alla ricerca della nota dell’anima?
Sì, perché io solo trovo la nota della anima e, nonostante viaggi in continuazione, non sempre riesco ad arrivare dappertutto. Così ho creato un sistema che può essere utilizzato da chiunque abbia uno spirito olistico. Tra le persone che usano il mio metodo ci sono dentisti, fisioterapisti, osteopati, naturopati e centri estetici. Con questo metodo non si scopre la nota dell’anima, ma quella del periodo, dopo quindici giorni si deve rifare il test . Il trattamento comprende l’uso di una musica speciale perfettamente armonizzata con l’assistito, di una speciale lampada per cromoterapia, di cristalli disposti sul corpo in punti precisi e di oli essenziali. Il tutto dura dai trentotto ai quaranti minuti e va ad armonizzare l’essere attraverso onde di coerenza che si assommano entrando in frequenza tra loro. La mia musica, con i suoi diciassette suoni, è coerente, rispetta la sequenza di Fibonacci e la proporzione aurea. Abbiamo fatto dei test negli ultimi due anni con le apparecchiature di analisi energetica più sofisticate che si possano trovare sul mercato e che attestano i cambiamenti davvero positivi avvenuti anche dopo una sola seduta.

Cambiamenti a livello energetico?
Anche cambiamenti a livello fisico, attestabili da fisioterapisti. Ad esempio, una cresta iliaca non allineata, dopo un solo quarto d’ora di trattamento si riposiziona correttamente e senza la minima manipolazione. Gli scienziati che hanno lavorato con me hanno ipotizzato che questo suono possa dare questi risultati positivi perché probabilmente il suono passa un informazione coerente a livello del connettivo che viene poi assorbita da tutte le cellule ed è, altresì, risuonante con la matrice. Mi è stato anche detto che questo riallineamento così rapido avviene quando le cellule emettono fotoni e che quindi si riallineano all’istante, e tutto ciò grazie al suono.

La nota dell’anima non cambia mai?
No. Si forma alla pubertà e non cambia per il resto della vita. A volte la nota del momento può essere un’armonica della nota dell’anima.

Tu lavori anche con scienziati quale Daniele Gullà?
Certo!  Tra l’altro, il 4 maggio sarò a Lugano con lui. Gullà lavora da tempo con me e grazie alle sue sofisticate apparecchiature si possono verificare gli effetti positivi dei miei trattamenti sopra citati, praticamente in tempo reale.

E per il futuro?
Stiamo già elaborando il futuro, nuove apparecchiature che possano rendere sempre più mirato il trattamento BioArmonizzante sono già in fase di costruzione e personalmente, mi preparo a scrivere nuove musiche: saranno 72 nuovi brani! E questa è la missione della mia vita!

 

 

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