Sciamana e psicanalista: i due mondi di Renata Jenny
Renata Jenny è una psicanalista junghiana che opera a Berna. Accanto a questa attività, squisitamente occidentale, pratica lo sciamanesimo. Come possono convivere questi due mondi?
Ecco ciò che ci ha risposto la dottoressa Jenny.
Innanzitutto mi piacerebbe sapere se appartiene a una scuola sciamanica particolare, che so: siberiana piuttosto che sudamericana…
Anni fa, ho seguito l’insegnamento di un antropologo americano chiamato Michael Harner. Harner aveva studiato varie tradizioni sciamaniche e ne aveva ricavato ciò che aveva chiamato Core Shamanism, ossia sciamanesimo essenziale. In seguito, Harner fondò in America, ma anche in Europa, numerosi gruppi dove si praticava ciò che si può chiamare la parte essenziale, il “nocciolo” (core) dello sciamanesimo, lasciando da parte tutto ciò che non era fondamentale. Alcuni anni dopo, ho fatto un soggiorno di tre mesi in un piccolo villaggio del Nepal per studiare le tradizioni sciamaniche locali. Ho imparato molto, ma gli insegnamenti degli sciamani nepalesi non erano molto diversi da quanto avevo imparato nei gruppi di Harner in Svizzera e in America. Solo posso dire che loro, vivendo in una cultura impregnata di sciamanesimo, avevano una profondità molto maggiore.
Le sue due anime, quella di psicanalista junghiana e quella di sciamana sono separate, o si mescolano?
Per molti anni sono rimaste ben separate, anche perché in passato ho approfondito gli aspetti scientifici della psicologia junghiana. Per questo motivo conducevo le mie due attività in parallelo. Erano come due mondi che non entravano mai in contatto. Devo dire però che ho sempre lavorato con il metodo junghiano dell’immaginazione attiva che, in un certo senso, si può assimilare a una pratica sciamanica. Circa sette anni fa, durante una trance sciamanica ho sentito una voce che mi diceva: “È ora che cominci a lavorare come sciamana anche nel tuo studio di psicoterapeuta” e quindi ho iniziato a unire i due mondi.
Sceglie le persone che possono entrare nel mondo sciamanico, o lo apre a tutti i suoi pazienti?
No, faccio una scelta. Attualmente, sul mio sito web, si parla molto della mia attività sciamanica e quindi parecchie persone vengono da me chiedendo di fare un percorso di quel tipo, ma dal canto mio accetto solo chi mi sembra dare prova di indipendenza, soprattutto nei miei confronti. Quando qualcuno che ha fatto una psicanalisi con me esprime il desiderio di iniziare un lavoro sciamanico, gli chiedo di accettare una specie di accordo non scritto secondo il quale riduciamo notevomente la frequenza delle sedute. Poi, in un primo tempo, iniziamo con dei viaggi alla ricerca dell’animale-guida. In altri casi il viaggio è diretto a un luogo sacro che l’interessato sente come benefico per lui e dove incontra uno spirito che gli fornisce un aiuto. Fatto questo primo passo, chiedo al cliente di continuare il lavoro sciamanico da solo per un certo tempo. Se questo avviene, porto avanti la terapia, altrimenti no.
Quindi il lavoro sciamanico va fatto in parte da soli?
Se ci si rivolge a me, indubbiamente sì. Bisogna capire che non sono una sciamana nel senso tradizionale del termine, ma che faccio un lavoro sciamanico. Questo significa che non vado in trance per andare a cercaro l’animale-guida delle persone. Lo sciamano tradizionale va nel mondo degli spiriti a contattare le guide, va a vedere personalmente quale è il problema che affligge il suo paziente e va a cercare la soluzione. Io invece do potere al cliente, lo spingo a trovare le proprie forze di autoguarigione.
Perché questa differenza?
Noi qui in Europa abbiamo perduto la conoscenza del mondo immateriale degli spiriti. Per fare un esempio, nel villaggio nepalese in cui sono stata, anche i giovani conoscono il mondo degli spiriti. Non è solo un credere in qualcosa, è proprio una conoscenza. Quindi, quando lo sciamano dice che va in un dato luogo e che lì ritrova l’anima perduta del malato, tutti sanno esattamente ciò che ha fatto. Noi abbiamo perduto questo sapere. Ci è rimasto solo il potere dell’immaginazione. Michael Harner ha studiato i luoghi in cui gli sciamani trovano i vari spiriti. Ad esempio gli spiriti animali si trovano solitamente nel mondo inferiore. Infatti, per tutte le tradizione sciamaniche il mondo degli spiriti si divide in mondo inferiore che può essere localizzato sotto terra, mondo mediano, che è quello in cui siamo noi, e mondo superiore.
Ma questa divisione non implica anche una gerarchia morale, in altre parole gli spiriti del mondo inferiore non sono cattivi?
No. Non vi è questa distinzione. Nel mondo inferiore si trovano solitamente gli animali-guida, mentre nel mondo superiore ci sono spiriti più simili a noi umani, ma sempre nostri alleati, esattamente come gli animali-guida. A volte questi spiriti sono santi, a volte sono saggi, a volte sono dee o dei. Non ci sono angeli, perché gli angeli sono coloro che ci guidano da un luogo a un altro.
Esisono gli angeli anche nello sciamanesimo?
Che io sappia no, non nello sciamanesimo tradizionale. In entrambi i livelli troviamo spiriti buoni e spiriti meno buoni, ossia, come dicevo non vi è la distinzione tra cielo e inferno che abbiamo nella religione cristiana. L’energia e le forze presenti nel mondo di sopra si possono usare sia in modo positivo, sia in modo negativo.
Come si regola se uno dei suoi clienti incontra uno spirito poco benevolo?
Bisogna sapere che noi europei abbiamo la facoltà di decidere se interagire con uno spirito non benevolo, oppure semplicemente mandarlo via. Tuttavia succede che anche un’esperienza poco piacevole possa risultare utile e positiva in fin dei conti. Il mio ruolo consiste allora nell’aiutare le persone a trarre il positivo da tutte le esperienze. Una mia amica, che ha lavorato con me e che ora continua il cammino da sola, mi racconta a volte esperienze non proprio piacevoli. Non sempre l’animale-guida ti coccola. Tutto ciò fa parte del lavoro sciamanico. Quindi, a volte lascio che un mio cliente faccia una brutta esperienza. Anche piangere fa parte del percorso. Naturalmente se vedo che una persona è troppo fragile per reggere un incontro spiacevole la fermo immediatamente.
Il mondo degli spiriti cui hanno accesso gli sciamani si potrebbe assimilare a un’altra dimensione della realtà, a uno di quei multiversi di cui parlano i fisici?
Penso che gli sciamani abbiano la capacità di elevare, in se stessi e negli altri, l’energia sia fisica che mentale. È questa energia che permette loro di agire sugli altri esseri umani e anche sull’ambiente, ad esempio provocando la pioggia. Ho assistito, quando ero in Nepal, a un fenomeno per noi incredibile: non pioveva da settimane e il cielo era perfettamente terso. Essendo originaria dell’Engadina, ho l’abitudine di osservare il cielo. Eppure lo sciamano ha predetto che di lì a trentasei ore avremmo avuto pioggia, cosa che si è puntualmente avverata.
Ma questa energia è innata nello sciamano o la deve acquisire?
È difficle da dire. In certe tribù gli sciamani si tramandano il potere da padre in figlio, o da madre in figlia, o anche da madre in figlio. In altre invece il giovane sciamano riceve il potere da uno sciamano defunto con il quale sente un collegamento speciale.