Meditazione sul numero 5

Meditazione sul numero 5

Lettere e numeri nascodono insegnamenti simbolici insospettati, come ben sa chi conosce la Cabala o studia gli aspetti meno superficiali dei simboli dei Tarocchi. Il cinque è un numeo sacro per eccellenza.

Dal solstizio d’inverno (giorno più corto e notte più lunga dell’anno) si verifica secondo il nostro calendario tra il 22 e il 23 di dicembre. Fin dall’antichità questa data veniva celebrata con una festa della luce in onore del ritorno del sole.

La riduzione teosofica di 23 è 5. La religione cristiana celebra una delle sue maggiori feste, il Natale di Gesù Cristo, il 25 dicembre. Ora, 25 = 5 moltiplicato per 5, ossia 5 alla quinta potenza. Questo forse non significa molto, ciò nonostante ho effettuato una piccola ricerca sulla simbologia del numero Cinque e ho scoperto alcune coincidenze interessanti.

 

“Sono qui davanti al Presepe, Gesù, oh mia vita!” Dice il testo di una delle più belle canzoni di Natale tedesche. “Ti porto in dono ciò che Tu mi hai dato. Prendili, sono il mio spirito, la mia mente, il mio cuore, la mia anima e il mio coraggio. Prendi tutto. Giacevo in una profonda notte di morte. Sei il mio Sole; mi hai dato la luce, la vita, la felicità e la gioia. Oh Sole che mi hai portato la preziosa luce della fede, come sono belli i tuoi raggi.”

Non voglio affermare che l’autore della canzone, Paulus Gerhard, fosse un esperto di simbologia dei numeri, è però innegabile che egli la conoscesse in qualche modo, tanto da inserirla spontaneamente nel suo testo. Come spiegare altrimenti che i doni citati siano per ben due volte cinque: spirito, mente, cuore anima e coraggio nella prima strofa; luce, vita, felicità, gioia e luce della fede nella seconda?

 

Nel suo libretto sul significato delle figure geometriche, Omraam Mikhail Aivanhov afferma che la stella che guidò i Re Magi dall’Oriente (Matt. 2. 1 – 11) era una stella a cinque punte. Aivanhov è infatti convinto che la spiegazione astrologica secondo cui la famosa stella di Natale fu data da una congiunzione tra Giove e Saturno non sia esatta, poiché la stella precedette i Magi e si fermò sopra la stalla in cui si trovava Gesù. Peter Cornelius, autore di un’altra canzone tedesca, dedicata questa volta ai Magi scrive così.

“Tre re arrivano dall’Oriente, una stella li guida sulle rive del Giordano. Nella città di Giuda i tre chiedono chi sia il nuovo re. Al Bambinello portano in omaggio oro, incenso e mirra. La stella splende chiara sopra una stalla, i Magi entrano. Guardano felici il Bambino, si inchinano ad adorarlo. Al Bambinello portano in omaggio oro, incenso e mirra. Oh uomo segui fedele i passi dei Magi. La stella della Grazia sia la tua guida fino al Signore. E se ti mancano oro, incenso e mirra, dona al Bambino il tuo cuore.”

 

Cornelius ha inserito la melodia di questa canzone quale basso nel corale “Wie schön leucht uns der Morgenstern” (Come brilla per noi la stella del mattino); il cui testo è stato composto dal poeta Philip Nicolai. Quest’ultimo celebra Gesù chiamandolo “sposo”. Il suo è un autentico canto d’amore con simboli quali fiori, cuori e fiamme. Interessante è pure il fatto che, nel testo, Gesù venga paragonato al diaspro, una pietra che viene associata comunemente a Marte. Si dice anche che al momento della Passione il diaspro abbia assorbito il sangue di Cristo. D’altro canto Gesù viene paragonato anche alla stella del mattino, ossia a Venere. Un altro canto tedesco “All Morgen ist ganz frisch und neu des Herren Gnad und grosse Treu” (La mattina è fresca e nuova per la grazia fedele del Signore) compara Dio alla stella del mattino e quindi al pianeta Venere: “Oh Dio, bella stella del mattino, concedici ciò per cui Ti supplichiamo, illuminaci con la Tua luce che non ci manchi mai la Grazia.”

 

Il nome ebraico di Dio viene a volte trascritto come Jeova, parola che certi esoteristi vedono, forse non a torto, come una enumerazione delle cinque vocali I E O U A. In ebraico tuttavia il nome di Dio si scrive solo con quattro lettere (Tetragramma) J H V H. Ora, sempre in ebraico, la lettera V ha anche il valore numerico di 6 e, posta davanti ad un sostantivo, significa “e”. Tradotto in cifre il nome ebraico di Dio si legge10, ossia 5 + 5. Nel racconto della Creazione (1. Mos. 1. 27) leggiamo che Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza e che lo creò uomo e donna. Si potrebbe quindi affermare che l’uomo e la donna sono ciascuno una metà (5) dell’immagine divina e che si sforzano di unirsi per raggiungere la pienezza, ossia il 10.

Esiste un metodo di meditazione nel quale il soggetto viene invitato a sdraiarsi supino con le braccia e le gambe aperte in modo che le mani, i piedi e la sommità del capo coincidano con le cinque punte di una stella. Nel corso dell’esercizio egli dovrà poi tracciare con la mente i contorni di tale stella a cinque punte attorno al proprio corpo e ciò al ritmo della respirazione.

 

Una delle particolarità di questo esercizio consiste nel fatto che, si percorre due volte il tracciato della stella (in modo che una delle immagini mentali corrisponda ai cinque inspiro e l’altra ai cinque espiro) prima di ritornare al punto di partenza. Il pianeta Venere si muove all’interno dell’orbita terrestre. Il suo nome è quello della dea dell’amore, Ishtar/Astarté per gli antichi babilonesi, Afrodite per i greci, Venere per i romani, Freia per i germani. Il fatto che si muova all’interno dell’orbita del nostro pianeta fa sì che a volte ci risulti invisibile, in quanto la sua luce è nascosta dallo splendore solare. Solo quando sorge prima del sole possiamo salutare Venere come stella del mattino o, se tramonta dopo il sole, vederla come quella prima stella che fa sognare i romantici.

 

L’interazione delle rispettive traiettorie di Venere e della terra fa sì che il punto del firmamento delle stelle fisse nel quale la prima appare quale stella del mattino, o della sera a seconda dei casi, cambi nel corso dell’anno e spostandosi ogni anno e mezzo di circa 144 gradi all’indietro nello zodiaco, in modo che sia l’astro del mattino che quello della sera traccino nel cielo in otto anni il contorno di una stella a cinque punte, simile a quella visualizzata nella meditazione citata sopra.

Così come chi medita traccia mentalmente la stella per due volte, una sulle cinque inspirazioni e una sulle cinque espirazioni, così anche Venere, nella sua traiettoria, traccia una stella a cinque punte nelle sue apparizioni mattutine e una in quelle vespertine. Il che matematicamente si esprime con 5 + 5 = 10. Esiste forse un collegamento tra Venere e Dio? La stella a cinque punte rivolta verso l’alto appartiene all’astro mattutino dell’amore divino. Rivolta verso il basso diviene invece il simbolo dell’altro “portatore di luce” Lucifero, che rappresenta tra le altre cose l’amore terreno, che lega alla materia e mira al possesso ( “Il Diavolo”carta 15 dei Tarocchi).

 

Nel saggio intitolato Zahlensymbolik im Unbewusstsein (Simbologia dei numeri nell’inconscio); Ludwig Paneth si chiede se il fatto che la maggior parte dei fiori primaverili ha cinque petali sia determinante per il collegamento tra il numero cinque e il senso erotico della vita. Comunque, nell’interpretazione analitica dei sogni, il numero cinque viene sempre visto come espressione dell’eros in tutte le sue forme. Ricordiamo infine che tra i fiori a cinque petali figurano tutte le rosacee e quindi anche il fiore del melo (mela quale simbolo d’amore, del Paradiso terrestre e decorazione tradizionale dell’Albero di Natale) e la rosa (fiore dell’amore).

 

Matthias Güldenstein

 

Questo articolo, che traduciamo solo in parte per ragioni di spazio, è apparso nella numero 9 della rivista PARA, organo del Centro di Parapsicologia di Basilea)

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