Siamo i creatori del nuovo

Siamo i creatori del nuovo

In questa nostra ricerca dedicata al momento attuale e agli sviluppi futuri non poteva mancare la voce di Anna Bacchia, ricercatrice attiva nei campi più innovativi della scienza. Anna è fondatrice del Consciousness Institute e ideatrice dei progetti EDU: “ININ, INtelligenza INtuitiva”, e “Life Leaders .international”, basati sull’ evoluzione culturale che Anna focalizza nel confluire del pensiero logico nella consapevolezza intuitiva nonlocale, e del sé.
È pure l’iniziatrice del Progetto Coro della Terra che coinvolge partecipanti di 67 Paesi.
Per questi suoi lavori ha conseguito il Luxembourg World Peace Prize, ed è stata invitata a far parte di un nuovo network scientifico internazionale che raduna ricercatori di punta e i paradigmi più innovativi del contesto scientifico attuale.

Anna, come vedi il momento di crisi attuale, pandemia e conseguente crisi economica?
Credo che, oltre ad analizzare quello che sta succedendo in questo inizio del 2020, con gli eventi che tutti conosciamo, sia importante riallacciarci a quello che riconosco come un vasto processo di transizione che chiama in causa tutta la nostra epoca.
In questo momento storico, non possiamo non riconoscere come sia aumentata sia l’attenzione verso l’ecologia, sia la sensibilità ecologica, mentre è aumentato il senso della cooperazione, anche grazie alla rete internet. Oggi vi sono sempre più persone che lavorano in strutture cooperative, e il loro numero è addirittura superiore a quello delle persone che lavorano nelle società for profit. Questo è un grande indice del mutamento che sta avvenendo in questi anni.
Inoltre da oltre dieci anni si sono intensificati gli scambi di informazioni e di competenze tra le persone, anche online. E vengono più facilmente messe in comune competenze, perizie e soluzioni.
Il Club di Budapest, di cui faccio parte, già dieci anni fa ha sviluppato uno studio sulle ‘creative commons’, sull’approccio creativo sviluppato da alcune comunità, e già allora aveva constatato che il trenta per cento degli europei auspica un’economia nuova, basata in primis sui principi della cooperazione.
È noto a tutti il caso del Bhutan, piccolo paese himalayano, dove l’indice della crescita economica non è il PIL, ossia il Prodotto Interno Lordo, ma quello che in italiano possiamo definire con la sigla FIL, ossia Felicità Interna Lorda. Sappiamo infatti che dal 1972 il Bhutan ha optato per un approccio olistico al progresso e nel quadro del suo sviluppo dà importanza a fattori di benessere non esclusivamente legati al profitto e alla crescita economica.
Il caso del Bhutan ha spinto le Nazioni Unite ad emettere una risoluzione riguardante un approccio olistico allo sviluppo. Infatti, nel 2012, le Nazioni Unite hanno promosso un meeting ad alto livello chiamato ‘Happiness and Wellbeing: defining a new economic paradigm’, ossia la definizione di un nuovo paradigma economico, basato sulla felicità e sul benessere. Questo meeting ha riunito statisti, esperti di vari settori, e leaders spirituali.
Con questa premessa, alla domanda sulla situazione attuale sento di rispondere nel contesto di un processo evolutivo di trasformazione comunque già in atto.

E per quanto riguarda una tua personale proiezione?
Nella mia proiezione personale su un’evoluzione umana e vitale, non posso prescindere dalla consapevolezza, molto semplice e alla portata di tutti, della visione della natura della realtà offerta oggi da parte della scienza. Secondo le più recenti scoperte e prospettive, e dopo l’esplorazione sulla struttura dell’atomo e delle particelle subatomiche, oggi sappiamo che la natura della realtà è vuoto, è coscienza, che si esplica nelle dimensioni dello spazio-tempo in cui viviamo in termini di frequenze, di onde, di informazione. Di cui constano sia particelle, atomi e materia, sia pensieri e azioni. Siamo parte di un campo di frequenze e di informazione in cui siamo immersi e di cui noi siamo fatti.
Una delle prospettive più interessanti è che anche i nostri pensieri sono frequenze e informazione, che si propagano e influenzano l’intero campo dell’esistenza.
La consapevolezza di ciò ci porta a chiederci: che pensieri stiamo coltivando di fronte a quello che accade? E qui mi riferisco sia a queste settimane, a questi mesi che stiamo attraversando, e sia a qualsiasi evento che ci possa sorprendere: una novità, un problema, una difficoltà imprevista. Nella consapevolezza che pensieri, timori, de-finizioni, distinzioni, preoccupazioni esercitano un effetto e un’ influenza sull’intero campo di informazione esistente, di cui siamo fatti.
È interessante notare anche che i nostri pensieri e le nostre memorie creano e ricreano il nostro corpo. Il premio Nobel per la medicina 1972, Gerald Maurice Edelman afferma che pensieri e memorie sono atti creativi, che creano nuove immagini in noi, e contribuiscono a rimodellare la configurazione del cervello.I nostri pensieri inoltre, al loro insorgere, creano molecole dette neuro-trasmettitori, che vengono agganciate dai neuro-recettori, per cui ogni nostra cellula e l’intero nostro organismo ne è contemporaneamente informato. Se nutriamo ansia, gioia o stress, all’istante l’informazione è distribuita in tutto il corpo. Mentre la nostra mente pensante e il nostro stato psicofisico, continuano a co-creare il nostro generale stato fisico di benessere e di salute.
È interessante notare che, nelle scorse settimane, mentre si verificava la frenata dei consueti ritmi operativi e delle ordinarie interrelazioni usuali, è apparso un articolo che rammentava come da tempo tutti insieme stavamo pensando che era giunto il momento di rallentare delle nostre giornate, e di non continuare a l’infittire le giornata di occupazioni che ne intensificassero l’ efficienza.
Al contempo oggi non c’è nessuno di noi che non nutra una attesa, una prospettiva costruttiva, un anelito a una progressiva trasformazione, a un creativo cambiamento, a una evoluzione vitale in direzione di uno sviluppo aperto, di co-partecipazione e benessere.

Quindi non è vero che tutto ritornerà come prima?
La vita si presenta come un flusso evolutivo in espansione.
Le grandi tradizioni culturali, le esperienze di menti illuminate di tutti i tempi, insieme alla attuale consapevolezza sulla natura di quello che esiste, prospettano una visione della realtà in cui il mondo ‘là fuori’ non è affatto indipendente da quanto il pensiero concepisce ‘dentro la mente’.
La realtà emerge come risultato di quello che fluisce dentro e fuori di noi.
Al contempo oggi riconosco che i nostri pensieri sono l’espressione della nostra persona, del nostro ego, della nostra mente logica, lineare, duale, causale.
Ma la realtà, così come è de-finita e ‘dipinta’ dalle immagini, dalle credenze e dai modelli della mente logica, non è la vita.
Non è la vita che incarniamo e che ricrea costantemente i viventi, promuovendo, e affermando vita. E non è neppure la natura della realtà: che si manifesta come coscienza, come il sé che incarniamo.
È sostanzialmente In tale prospettiva che oggi vedo il timone dell’evoluzione – come mai è stato – nelle mani dell’uomo, nello sviluppo di una nuova consapevolezza.
La trasformazione evolutiva continua decollando ora, come una espansione della coscienza che incarniamo. Una coscienza che possiamo manifestare come espressione di esseri viventi, consapevoli che il nostro respiro non è diverso, non è ‘altro’ dal respiro della vita.
E come noi siamo intimamente e costantemente ricreati dalla vita, siamo anche strumenti che possono creare espressioni di vita, quali esseri che evolvono in una coscienza espansa.
Dove ogni atto della nostra giornata, da una risposta a un progetto, può essere un fondamentale atto di creazione di vita.
Un altro aspetto importante che desidero sottolineare è quello della ‘interità’, da cui nasce poi il termine integrità, ossia il fatto di essere ‘interi’.
Inte(g)rità è il superamento di una realtà interiore frammentata, dove ci individuiamo come diversi da altri, separati, distinti.
Ma mentre possiamo riconoscere che la realtà fluisce a partire dall’informazione che fluisce dentro e fuori di noi, quanto noi concepiamo come distinzioni, differenze, separazione, pensieri conflittuali, diversità, difese, crea una violenza interiore, con timori che nutriamo, con fantasmi e vittime, che abbiamo dipinto in-formando la ‘nostra’ realtà spaziotemporale.
In tale terreno, l’inte(g)rità è la indispensabile leva di un processo evolutivo comune: abbiamo molte lingue native, ma un unico linguaggio umano. Siamo diversità individuali, ma un’ unica umanità, un unico ologramma, dove ogni ente contiene il tutto.
E l’evoluzione della coscienza è unica. Evolve tutto insieme, evolviamo ‘tutti insieme’, in un respiro vitale di cui noi non siamo ‘parte’, ma siamo quel respiro.In questo momento, e negli eventi attuali, oggi siamo palesemente tutti coinvolti.
In qualsiasi parte del mondo uno si trovi, tutte le persone sono in questo momento nelle loro case.
Fatto inimmaginabile qualche mese fa.
Inimmaginabile in un passato recente è anche la grandiosa disponibilità attuale a offrire competenze e informazioni, o a mettersi a disposizione per creare soluzioni assieme.
Si tratta di un fenomeno che sta fiorendo e si sta moltiplicando in maniera incredibile.
Ci sono addirittura persone che mettono a disposizione case, appartamenti per chi ne avesse bisogno. Non sono certo sintomi irrilevanti.
Certo, i tempi attuali ci spingono a porci molte domande e spesso siamo messi a confronto con notizie o articoli che rischiano di essere contraddittori. Questo può creare destabilizzazione, insieme a reazioni di incredulità e di perplessità, o talora di timore e sconforto.
Il rischio che corriamo è quello di innescare in noi essenzialmente un pensare logico, duale, causale, e di intrappolarci scordando che realmente le estensioni della nostra vita sono sempre aperte ad un ‘mondo’ delle soluzioni che non è sullo stesso piano del mondo dei problemi.

In che senso?
Nel senso che, come abbiamo accennato, la logica non spiega tutto. Il pensiero logico, le dimensioni delle definizioni, che tanto potere hanno nel nostro intimo percepire e sentire, non  rappresentano tutto: non contengono tutte le estensioni in cui la vita esiste, in cui il nostro essere viventi si espande. Basta che pensiamo, ad esempio, a una musica: posso analizzare una composizione, studiare le intenzioni del compositore, gli intervalli, e i rapporti fra le note, fra le frasi e i periodi musicali, posso studiare il linguaggio musicale, posso fare una analisi che definisce molte dinamiche della musica nei dettagli. Ma durante il concerto dal vivo, quando la musica fluisce e sta suonando, emergono quelle impressioni e quelle informazioni ineffabili che noi viviamo, che si manifestano in livelli ineffabili, che non sono più analizzabili.
Lo stesso avviene se guardiamo i piani dell’evoluzione della sinfonia della nostra vita: i passaggi e gli sviluppi della nostra evoluzione sono molto più vasti di ogni definizione, e presentano una complessità intessuta di sincronicità ineffabili, che nessuna analisi puntuale, locale, causale potrebbe consegnare. La sinfonia di informazioni che è la vita, spazia in estensioni che respirano oltre i confini della logica, e che sono ana-logiche e non locali, ossia emergenti al di là dei confini dello spazio e del tempo. Tali estensioni vitali sono comunque concrete, intessute nelle dimensioni della nostra quotidianità, e assolutamente non estranee a noi.
Allo stesso modo, mentre leggiamo e analizziamo le cronache, possiamo accedere alle dimensioni strettamente collegate all’attualità locale, ma non tralasciare le estensioni in cui l’evoluzione della vita, dai graffiti delle caverne al web, o dall’infanzia alla maturità, si presentano sempre come una espansione della coscienza dove, come ricordato, il piano dei problemi non è lo stesso ‘piano’ in cui si trovano le soluzioni.

Potresti fare un esempio?
Sono esistite diverse ere nella storia umana in cui gli uomini non sapevano e non avevano realizzato ancora che le stagioni si alternano ri-presentandosi. Di seguito, immaginiamo l’era della storia dell’umanità in cui emerge la consapevolezza piena che le stagioni ‘ritornano’. In quel recente periodo della storia umana, gli uomini cominciano anche a organizzare con attenzione ‘il risparmio’ comune, i beni e la ricchezza della comunità. E iniziano a conservare con diligenza le piante commestibili e i frutti che possono raccogliere quando gli alberi fruttificano, e li raccolgono in grandi depositi o ‘silos’, al che tutta la collettività possa disporne nelle stagioni in cui i frutti non ci saranno.
Nella storia tramandata con favole, leggende e miti, esiste l’immagine simbolica di una donna che, mentre porta al silo i frutti raccolti, è colpita dal fatto di aver notato più volte, che lungo il sentiero che percorre tutti i giorni, stanno crescendo altre piante da frutto, simili a quelle che lei sta portando per la conservazione. E mentre le emerge l’idea che talora qualche pianta potrebbe essere casualmente caduta proprio lungo il percorso, le nasce anche un’intuizione. E allora si domanda se una pianta posta a terra possa dar luogo a un’altra pianta. La donna certamente è ritornata a lungo sulla sua intuizione, prima di prendere la decisione di sottrarre delle piante dal silo, per provare a metterle a terra e verificare la sua scoperta. Sottrarre delle piante dal silo era certamente un gesto inconcepibile, rispetto al senso della raccolta e del bene dell’intera comunità.
Ma l’intuizione porta spesso un input che induce e spinge anche ad aprire porte sconosciute.
E, in breve, la donna scopre che la sua intuizione era veritiera.
Nella prospettiva locale, ovvero nell’ottica e nella mentalità inerente l’accadere dei fatti in un determinato contesto spaziotemporale, e quindi nella logica di chi allora tutelava il bene della comunità, il gesto della donna è quello di un furto, è il gesto di chi ha sottratto dei beni alla collettività, senza un motivo plausibile, di nascosto, e senza farne richiesta.
Ma è possibile considerare la stessa scena anche in un’ottica più ampia, dove un evento può essere riconosciuto sia nelle prospettive locali, e nella mentalità spaziotemporale di un presente storico, sia in archi di tempo e in prospettive espanse e non locali: dove il gesto della donna può essere addirittura oggetto di gratitudine da parte dell’intera comunità umana, per aver dato il via al processo dell’Agricoltura: ad uno più grandi processi evolutivi della storia umana.
In questa duplice analisi dei fatti, non si tratta neppure di fare una distinzione logica duale, del tipo: o.. o.. : o è colpevole, o è degna di gratitudine.
Ma si tratta di considerare la possibilità di non limitare la comprensione dei fenomeni e degli eventi, alla sola logica lineare e locale. Si tratta di espandere la visione alla complessità delle dinamiche coinvolte in ampi processi evolutivi. Processi il cui senso si esprime manifestandosi in archi di tempo molto espansi, e che coinvolgono infiniti piani di consapevolezza: come il peso e il rispetto delle convenzioni concordate, la completezza e la rotondità di visione dei fatti, la responsabilità e l’informazione di chi opera le scelte per la comunità, la coerenza e la competenza di chi esercita il potere decisionale, la consapevolezza di tutti i livelli di visione delle variabili in causa, l’incidenza logica ed il senso vitale di ogni passo e di ogni scelta, l’informazione appropriata sugli eventi, e innumerevoli altri livelli ancora. Nella metafora, il gesto della donna non è né colpevole, né eroico. Ma, a differenza di una logica duale parziale e locale, possiamo per esempio riconoscere che solo di recente, nello sviluppo evolutivo di svariate ere successive alla nascita dell’agricoltura, abbiamo sviluppato la coscienza e la visione della ‘complessità’ evolutiva, degli innumerevoli piani intersecati e intessuti insieme in cui si modella ed emerge la realtà. La coscienza della complessità ci consente oggi una visione ‘multilevel’ o ‘a tutto tondo’ dei fenomeni, e favorisce un accesso all’informazione emergente dal campo stesso di informazione: così come avviene nei processi intuitivi ÌNIN di INtelligenza INtuitiva analogica, locale-nonlocale, inesplorata, che offro nella formazione che propongo, dove le dinamiche di interpretazione e di comprensione degli eventi convergono in estensioni locali ed insieme nonlocali, ed in prospettive di sintonia e coerenza che spaziano negli ordini delle sincronicità vitali: ben oltre la logica del pensiero logico causale e duale.
In altre parole, gli aspetti logici e locali di un fenomeno rappresentano solo un direzione lineare, vettoriale, della realtà, che una visione anàlogica e nonlocale permette di cogliere nella rotondità di estensioni più ampie e olografiche.
Nell’applicazione di queste prospettive, il salto evolutivo al quale siamo pronti può implicare di non centrarci essenzialmente nelle sole considerazioni causali e lineari, e nelle sole conoscenze acquisite con un apprendimento funzionale, logico e concettuale, che interpreta la realtà attraverso modelli, e definisce tecniche la cui applicazione corretta ci rende funzionali ed efficienti.
Ma il salto innovativo della attuale era evolutiva può farci decollare da questi livelli cognitivi, alla consapevolezza di estensioni analogiche intuitive nonlocali, dove località e non località si intersecano e intessono la nostra quotidianità. Si tratta di un ‘terreno’ dove siamo consapevolmente immersi in un campo di possibilità infinite, in cui possiamo essere strumenti coscienti di un’evoluzione nuova, di natura intuitiva.
Mi riferisco ad una visione intuitiva emergente dal campo di informazione vitale, simile a quel lampo che ci illumina nel momento in cui non abbiamo un chiaro orientamento.
Nell’immaginario collettivo il momento in cui siamo persi nel buio della notte ovvero del ‘non sapere’ è il momento della massima creatività. È il momento in cui l’essere umano di sempre si è trovato di fronte alla possibilità di scoprire soluzioni e risposte che ancora non erano venute alla luce. Tutta la creatività nasce proprio dal non sapere ancora ‘come’, da una domanda, dal chiedersi, dal ‘wonder’: come Marco Bersanelli, docente di astrofisica all’Università di Milano, riporta nel suo splendido libro: “From Galileo to Gellman”.
Nei miti e nei riti, il momento del non sapere è simboleggiato dal buio della notte, nel quale è comune l’immagine di un lumicino che si accende, e che rappresenta un intuire ancora inesplorato che oggi, data la natura della realtà, possiamo definire come informazione emergente dal campo, come scintilla intuitiva, a cui abbiamo il potere di accedere consapevolmente, e di portare alla luce opere, scoperte e risposte nuove, illuminanti.
E qui non mi riferisco solo a opere d’arte o a nuove scoperte scientifiche, ma al senso creante di un semplice gesto quotidiano, di una risposta nuova, di un nuovo modo di porci di fronte alle n
ostre interrelazioni, o ad un nuovo pensare, ad un nuovo comprendere: quali consapevoli co-autori della co­creazione unica e della coscienza che la vita che incarniamo è nella sua natura espansione ed evoluzione.

 

 

Anna Bacchia Consciousness Institute – LIFE Leaders .international
www.AnnaBaccchia.net
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