Dal cuore della terra per aiutare l’uomo
I cristalli e le pietre sono doni che la natura fa all’uomo e che a volte provengono da tempi molto remoti. Da sempre l’uomo ha usato le pietre e i cristalli per scopi estetici ma anche e soprattutto per rituali sacri e per incantesimi di protezione. Nei tempi moderni è nata la cristalloterapia, un sapere vasto quanto affascinante. Ne parliamo con Caterina Grazzini, cristalloterapeuta e insegnante di cristalloterapia.
Da quanto tempo ti occupi di cristalloterapia?
Me ne occupo dal Duemila a livello di ricerca e di studio, ma anche prima amavo le pietre. Mi sono innamorata del mio primo cristallo verso i tredici anni. Avevo visto un anello con un lapislazzuli al dito della mamma di una mia amica, una donna molto speciale con la quale sono in relazione ancora oggi, e mi era piaciuto così tanto che ho chiesto ai miei genitori di regalarmene uno simile per il compleanno. Con il senno di poi posso dire che quella pietra mi ha cambiato la vita in quanto mi ha fatto prendere delle decisioni molto importanti. Tutto ciò però l’ho compreso solo più tardi. Il lapislazzuli è una pietra regale che ti aiuta a diventare padrone della tua vita e infatti, finite le superiori, ho deciso di lasciare la casa dei miei genitori e di frequentare l’università in una città lontana. Questa era una decisione molto coraggiosa, tenuto conto della mia storia familiare.
Che studi hai fatto?
Ho studiato lettere e filosofia e mi sono specializzata in storia dell’arte. Studi umanistici quindi; poi, alla fine del mio percorso universitario, mi sono trovata a un bivio. A quei tempi ero convinta di voler continuare la carriera accademica e avevo anche la possibilità di farlo. Ma intanto avevo scoperto l’esistenza della naturopatia e ho deciso di ricominciare da capo gli studi per diventare naturopata. Durante questi studi ho incontrato nuovamente i cristalli e ho cominciato a cercare un percorso specifico di formazione. Era il 2000 ed è stato l’inizio di un lungo viaggio che poi è diventato la mia ricerca. Ho capito solo dopo che studiare le opere d’arte create dall’uomo era propedeutico allo studio dell’arte creata per mano della Natura.
Che origini ha la cristalloterapia?
La cristalloterapia ha origini antichissime. Da sempre l’uomo convive con le pietre e con i cristalli. Queste creature cristalline, perché sono vere e proprie creature, trovano il modo di raggiungerci anche sotto forma di gioielli che sembra un modo solo estetico di avvicinarsi alle pietre. In realtà se si va a fare una lettura della vita di una persona che prova una particolare attrazione per una determinata gemma o per un determinato monile, si scopre che le pietre sono di una precisione chirurgica nel riflettere chi siamo veramente o nell’aiutarci a superare le nostre prove fondamentali. Poi naturalmente le pietre hanno sempre avuto un ruolo nelle cerimonie sacre fin da tempi remoti. Pensa che i quarzi non si possono nemmeno datare con il carbonio quattordici. Quindi, persino i geologi non sanno come si siano formati i quarzi e possono al massimo formulare delle ipotesi. Taluni pensano che i grandi quarzi presenti nelle profondità della Terra si siano formati al momento del Big Bang. Secondo altri invece i quarzi si formano quando avvengono forti spostamenti delle placche tettoniche, ossia durante i terremoti, o le eruzioni. Tuttavia non esiste una teoria sicura. Perciò i quarzi portano veramente un messaggio di eternità.
Una persona rimane legata a una determinata pietra per tutta la vita, oppure le pietre cambiano a seconda del momento che viviamo?
Tutte e due le cose. Secondo quanto ho potuto scoprire, c’è una pietra che accompagna le persone per tutta la vita e che io chiamo “Pietra dell’Anima”. Quindi, durante le sedute di cristalloterapia, accompagno le persone alla scoperta della loro Pietra dell’Anima. Non è detto che questa pietra sia quella che più piace alla persona interessata, perché magari è legata alla sua parte più profonda che nemmeno lei conosce. È un viaggio di scoperta.
E come avviene questa scoperta della pietra dell’anima?
Di solito faccio una profonda connessione e cerco di aiutare la persona ad entrare in uno stato di ascolto di sé, creo un mandala, ossia una sorta di geometria sacra creata non con i colori, ma con le pietre, poi invito la persona ad allenare lo sguardo attraverso una serie di esercizi in cui prima deve osservare la propria mano nel dettaglio, guardando il palmo, il dorso, le pieghe della mano, l’unghia… Poi la invito a guardare la propria mano nella globalità, la aiuto a rendere i propri occhi dei portali attraverso i quali le immagini arrivano. Questo per evitare che subentri la mente, il che non va bene. Quindi invito le persone a guardare il mandala e a stabilire un contatto con queste creature cristalline. Dopo di che… è come se ciascuno di noi lo sapesse… ci si riconosce e avviene la scelta. Poi, quando arriva la lettura della pietra per quella persona, succedono cose incredibili, perché secondo quello che dicono le persone e anche secondo quello che ho sentito io quando ho trovato la mia pietra dell’anima, è come se tu entrassi in contatto con quella parte di te talmente vera e talmente essenziale che non l’avevi mai guardata con quella nettezza e con quella semplicità.
Che cosa avviene dopo?
Dopo si comincia a camminare insieme. Io porto sempre con me la mia pietra dell’anima. E pensare che all’inizio non la volevo. Tanto è vero che ho cominciato ad accompagnare le persone in questo rituale di ricerca della pietra dell’anima, solo dopo che io stessa ho accettato la mia pietra. Perché fondamentalmente io volevo essere un’altra persona. Quando ho cominciato ad accettarmi mi è sembrato possibile eticamente accompagnare le persone in questo percorso, che è soltanto un pezzettino della miriade di lavori che si possono fare con i cristalli.
Chi ricorre alla cristalloterapia?
Di solito sono persone in difficoltà, che hanno già provato di tutto, dagli approcci allopatici a quelli omeopatici. La cosa bellissima della cristalloterapia è che è davvero una scienza olistica nel senso che i cristalli si possono usare in moltissimi modi. Ti faccio un esempio. Se la persona che viene da me si sente esausta e scarica, il posare i cristalli sul corpo è proprio come attaccarsi a un carica batterie. Quindi si tratta di un lavoro per niente banale, ma anche molto fisico. Nello stesso tempo, andando all’altro estremo, si può condurre la persona a vedere delle parti nascoste di sé, delle cose del proprio inconscio che naturalmente nella quotidianità sono chiuse non da una botola, ma da portoni blindati. È come se i cristalli, o comunque la frequenza del reame minerale fosse una delle strade che permette una profonda trance, dove molte solide resistenze, che poi sono protezioni della mente logica e razionale trovano uno spazio di sicurezza tale che piano piano evaporano e permettono a ciò che era rimasto nascosto di essere visto. Ora sto parlando delle due applicazioni estreme del lavoro, che nel mezzo conta mille sfumature. Di certo si può dire che la Cristalloterapia è uno strumento importante e utile nell’aiutare le persone ad avere più consapevolezza di sè. Chiaramente non mi sono occupata unicamente di cristalloterapia, ho fatto vari tipi di lavoro energetico, suono, reiki, pranoterapia, ma sono convinta che il lavoro con i cristalli sia particolarmente potente.
Si può lavorare anche con i bambini?
Con i bambini si può lavorare in modo incredibile, perché hanno una risposta diversa. A tanti bambini faccio un sacchettino che si mettono nello zaino, magari per affrontare gli impegni scolastici o per lenire qualche paura che riscontrano nel proprio processo di crescita. Poi, dialogando con i genitori, noto che ci sono dei cambiamenti. Loro dimostrano una grande disinvoltura, oltre che un acceso interesse, nei confronti dei minerali. I maschietti sono fin da piccoli molto interessati all’aspetto mineralogico, tanto che sovente manifestano il desiderio di cercare i cristalli e le pietre in prima persone. Le bambine, generalmente, si accorgono delle pietre più avanti, verso la fine delle elementari o all’inizio delle scuole medie, e chiedono propio di conoscere l’aspetto energetico delle pietre. Ho sempre insegnato tanto ai bambini ed è bellissimo vedere la facilità con la quale loro interagiscono con i cristalli, iniziando fin da subito ad autotrattarsi o a scegliere di quale pietra necessitano per affrontare la loro giornata o la notte, che è spesso un momento per loro delicato.
Vorrei aggiungere un’altra cosa: ci sono dei modi di usare i cristalli a sostegno della parte attiva della vita. Si possono infatti indossare certi cristalli per superare determinate difficoltà sul lavoro, o comunque per sostenere la nostra parte attiva, dinamica, fattiva (e quindi la nostra polarità maschile). Ma, fino a che non ci si concede quel tempo per distendersi con le pietre addosso, in ascolto del nostro respiro, non avviene quel cambio di onde cerebrali che permettono un profondo lavoro anche sulla parte ricettiva, intuitiva ovvero femminile. L’antica arte di poggiare le pietre sul corpo permette di andare veramente in profondità, assorbire profondi benefici, in un tempo in cui si tende a correre e ignorare il nostro mondo interiore.
In altre parole ci vuole una certa calma per fare un lavoro veramente efficace?
Ci vuole calma, certo, e ci vuole un certo impegno finanziario perché non si può lavorare con pietre brutte con la scusa che sono poco costose. Magari ci si limiterà nel numero, ma è consigliabile comunque scegliere delle belle pietre, radianti, lucenti da un punto di vista fisico ed energetico. Inoltre non è facile trovare la pietra giusta per sè stessi. Il più delle volte è la pietra che trova te, e osservare la difficoltà o la facilità di certi incontri “cristallini” fornisce indicazioni di percorso molto importanti, che definirei reali chiavi di consapevolezza per un occhio allenato a vedere. È interessantissimo mappare il proprio percorso con le pietre, perché in esso sono contenute occasioni di comprensione preziosissime. Inoltre, per quanto mi riguarda, la cristalloterapia richiede la conoscenza delle caratteristiche chimiche delle pietre, della loro origine, della loro durezza. È uno studio complesso che non permette nessuna superficialità, ma che, affrontato in questo modo, rende liberi di dialogare con le pietre. Questo è ciò che tento di trasmettere nei miei corsi.
Hai sottolineato che le pietre da sempre accompagnano l’uomo, come ornamento, ma anche e soprattutto come oggetti dal valore simbolico e sacro. Che cosa dicono le pietre dell’epoca che stiamo vivendo?
Ci sono ritrovamenti sempre nuovi, la scienza dei cristalli non è ferma. Attualmente ci sono dei cromatismi che sulle pietre, fino alla pandemia, non si erano mai visti. Nel reame minerale, il color corallo, che è un arancio particolare, non c’era. Secondo alcuni questo colore è il raggio della comunione, un raggio cristico, ossia quella frequenza cromatica che nel linguaggio del colore può insegnarci a fare ciò che ancora non sappiamo fare e cioè a vivere in comunione. Durante la pandemia sulla labradorite è apparso il raggio color corallo. Ora la labradorite è una pietra molto scura che ci aiuta a far venire a galla le nostre parti peggiori in modo da riconoscerle e da farne materiale evolutivo. Il color corallo è apparso sulla labradorite in un momento in cui sicuramente nella società sta uscendo molto marcio. Come dire che, grazie a questa occasione, dove sembra che vengano fuori solo cose terribili, c’è la possibilità di imparare a vivere in comunione gli uni con gli altri, di iniziare una Nuova Era.