Formare nuovi specialisti della salute

Formare nuovi specialisti della salute

Psichiatra, studiosa e saggista, Erica Francesca Poli ha aggiunto un nuovo campo alla sua poliedrica attività. Attualmente è impegnata nella creazione di una Accademia il cui scopo è di formare nuove figure professionali nella promozione della salute. Si tratta di affiancare ad una medicina sempre più tecnologica e specialistica, che si trova ad operare in un contesto complesso, caratterizzato da crisi sanitarie, mutamenti climatici e fenomeni migratori, spesso senza riuscire a debellare malattie quali quelle oncologiche, quelle neurodegenerative per non parlare delle malattie mentali, un approccio di umanizzazione della cura e prima ancora di tutela della salute intesa come patrimonio antropologico ed ecologico del vivente. Sostanzialmente questo progetto ha tre anime” ci dice Erica Poli, “nel senso che l’Accademia comprende tre filoni di formazione. Uno di questi, il più consueto per così dire, è rappresentato dall’offerta di corsi per la formazione continua dei professionisti della relazione d’aiuto.

Di che professioni si tratta?
Possono essere medici, psicologi, ma anche terapeuti e persino risorse umane. Quindi un ventaglio molto ampio che intende l’aiuto come relazione di trasformazione tra esseri umani. Esiste un portale nel sito nel quale verranno caricati man mano dei video-corsi, alcuni dei quali verranno tenuti in presenza e poi verranno trasformati in video-corsi, e che permetteranno a ciascun professionista di entrare nel portale e di costruirsi il suo piano di volo, per così dire, muovendosi all’interno di quattro filoni che invece sono il primo elemento innovativo del progetto. Questo progetto infatti sarà improntato all’unità del sapere e non alla sua separazione. La formazione che offriamo, non solo si caratterizza per l’eccellenza dei docenti  sul piano tecnico e specialistico, ma per essere animata da una idea di paideia, di insegnamento, non soltanto  improntato all’acquisizione di un sapere, ma anche ad un’evoluzione di coscienza. I diversi insegnamenti si raccolgono sotto il cappello di una nuova disciplina che ho immaginato e registrato come eco-bio-antropologia. Si tratta  dell’unione dell’antropos, ossia dell’essere umano che noi siamo, nella relazione di complessità con il bios ossia la vita e l’oikos, la nostra casa, il nostro ambiente. Quindi tutta la formazione è all’interno di questo cappello di ampio respiro che vuole davvero riportare in auge l’umanesimo, non come noi lo conosciamo banalmente, ma il vero umanesimo, ossia lo studio del mistero della relazione che anima la vita.

Avete quindi creato varie aree formative?
Quattro per l’esattezza. La prima sarà dedicata alle emozioni, neuroscienze e coscienza, dove andiamo a studiare la relazione dell’essere umano con il mondo interno ed esterno sotto il profilo delle neuroscienze affettive, dell’attaccamento e del neurosviluppo sino alla coscienza. Avremo una combinazione di neuroscienze, filosofia, psicologia, il tutto mirato allo studio dell’individuo. La seconda area sarà dedicata alla salute della collettività e quindi avremo un intreccio di fisica dei sistemi complessi, di sociologia, di antropologia e di tutto ciò di cui un professionista necessita oggi per navigare in questa complessità.Infatti oggi abbiamo le crisi, le emergenze, i fenomeni migratori e la salute viene chiaramente influenzata da tutto questo. Poi avremo un’area strettamente antropologica dove ci occuperemo di ritualità, di simbologia, di archetipi. Questa area ha il titolo di “Antropologia , Natura e Simbolismo” perché andremo a recuperare le matrici antiche e tutto quello che è l’aspetto sciamanico, etnomedico. Riteniamo infatti che, per guardare al futuro, abbiamo bisogno di certi aspetti delle medicine antiche.  L’ultima area è quella più tecnica che porta la conoscenza di quelle che sono le avanguardie scientifiche e quindi è dedicata allo studio della Biorisonanza e a tutti gli approcci vibrazionali. In questa area il professionista accede anche a conoscenze tecniche, ad esempio all’utilizzo di macchinari di biorisonanza, ma anche di biofisica della luce, biofisica del suono, biofisica dell’acqua.

Quindi il portale si muove in queste quattro aree?
Infatti. Si dà al professionista la possibilità di scegliere tra i corsi, alcuni dei quali in Italia sono accreditati per la formazione di medici e psicologi e di seguire la sua formazione in maniera indipendente.

E questo è tutto?
No, abbiamo altri due progetti, sicuramente meno consueti, di cui uno è quello che mi sta più a cuore perché è totalmente innovativo. Ma prima di parlare di quello vorrei parlare del secondo che è un master universitario. Verso la fine dello scorso anno, sono stata contattata da un’università italiana, che è anche un’università telematica, per creare una forma di master trasversale che potesse essere fruibile dalle specialità più disparate, può essere destinato a medici e psicologi, come anche a ingegneri, educatori o avvocati. Questo master ha preso il nome di “Intelligenza emotiva nei sistemi complessi ” poiché il suo scopo sarà di preparare dei professionisti ad affrontare le crisi globali  che ci aspettano con competenze interdisciplinari e l’intelligenza emotiva si è dimostrata essere la competenza più importante perché consente un approccio sistemico alla realtà . Il master è ora al vaglio delle autorità e probabilmente in autunno sapremo con certezza quando potrà partire.

E la terza anima?
La terza anima, che è quella che mi sta più a cuore perché la sento come una figlia, è la Scuola Igea. È una scuola triennale che inaugura una nuova qualifica professionale riconosciuta in Italia dal Ministero del Lavoro. Quindi può formare sia allievi che hanno già una qualifica professionale, sia allievi che escono dalla maturità, ad una nuova professione, quella del Magister Salutis.  Questa professione non è in realtà un indirizzo dell’area sanitaria, ma vuole piuttosto coprire il gap che esiste tra quello che medicina e psicologia possono fare oggi e il bisogno che la popolazione sempre più avverte di una relazione emotiva, antropologica e narrativa  fra il soggetto e colui che si prende cura della sua salute. Vogliamo formare un soggetto che sia un consulente per la promozione della salute collettiva e del singolo e che si occupi degli aspetti preventivi e degli aspetti integrativi, qualora ci siano delle malattie di qualsiasi genere. Si tratta quindi di un ribaltamento di paradigma. Per questo motivo abbiamo pensato che la figura simbolica della scuola doveva essere non Ippocrate o il Dio Asclepio ma la figlia di Asclepio Igea. Se Asclepio è il Dio della cura delle malattie, Igea è la dea della salute.
Si tratta di una dea orfica che viene rappresentata con un serpente che abbevera in una coppa, simbolo della congiunzione di opposti, dell’armonia e non del conflitto. Si tratta di un archetipo di cui oggi più che mai abbiamo bisogno.

E questo è il progetto?
Ci siamo anche resi conto, che la scuola, oltre a un programma di apprendimento, deve proporre anche una vera e propria nuova metodologia di lavoro e che il nome Igea poteva diventare l’acronimo per quel metodo. Uso il plurale perché l’Accademia è stata progettata, oltre che da, me da un gruppo di lavoro che si è formato nel tempo di oltre 30 Docenti che mi affiancano.  IGEA sta per Identità Globale Emozioni Antropologia. Il metodo parte infatti dall’identità del soggetto, individuale o collettivo, che abbiamo di fronte. Perché identità significa anche sistema immunitario e quindi salute. Spesso l’identità si confonde con quello che ci sta attorno e perciò ci ammaliamo. Ma la salute non è minacciata solo dall’esterno, ma anche dall’interno, ossia dalle emozioni e quindi il Magister Salutis si occuperà anche delle emozioni di chi gli sta di fronte. Ma lo farà non con una mera prospettiva di cura di un sintomo, ma attraverso una prospettiva antropologica. Ossia guardando riti, miti, simboli, archetipi che vivono nella persona nella sua memoria nella sua genealogia e nella società in cui vive . Inoltre al termine dei tre anni di formazione l’allievo non dovrà solo dimostrare di avere appreso, ma anche di aver compiuto un viaggio interiore, una evoluzione coscienziale. Infatti delle 1050 ore di formazione previste nel triennio, 350 sono destinate al lavoro su di sè, attraverso attività integrative personali e di gruppo.

Vi siete ispirati a qualche modello nel concepire questo progetto?
No, non abbiamo un modello vero e proprio, anche se c’è qualcosa di simile in Brasile. Si tratta, anche in questo caso, di un master legato all’ambito della salute, ma non è ampio come il nostro progetto. Un’altra esperienza analoga viene dal Canada, dove ho svolto per diversi anni la mia formazione.

Per ora l’Accademia esisterà solo in Italia?
Esiste già un contingente di Docenti svizzeri che operano all’interno dell’Accademia e una Docente che opera negli Stati Uniti. Abbiamo già iscritti Allievi anche dall’estero, dall’Inghilterra e persino una dall’Australia.
Un segno di quanto ci sia bisogno di una formazione del genere.

Per saperne di più: www.accademiaefp

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