La genetica ancestrale

La genetica ancestrale

Quale segreto nascondono le leggende che parlano di una “guerra nei cieli”? Perché l’uomo è tormentato dalla nostalgia di un luogo o di un tempo ideali in cui non esistevano né sofferenze né malattie e in cui regnavano felicità e amore?

Fin dai tempi più remoti l’uomo è stato tormentato dal’ansia di scoprire il segreto delle origini della propria razza, quasi che, nascosto tra i cromosomi umani, ci fosse un tesoro. A questo desiderio di conoscenza si è spesso aggiunto un altro anelito, quello di legare il destino umano alle stelle. La ricerca dei moventi della nascita del mondo e la ricerca della propria provenienza sono due temi molto cari all’uomo, forse per la vaga intuizione che essi possano rivelargli la vera ragione della sua esistenza, una ragione che a sua volta darebbe un senso a tutto ciò che per ora è nascosto dietro i fitti veli di una storia profana che l’umantà si tramanda da millenni.

In questo articolo vorrei parlare della storia occulta della Terra e delle trasgressioni successive che l’hanno generata. Non si tratta di un argomento semplice, perché, da tempo immemorabile queste informazioni sono stati tenute accuratamente nascoste alle persone comuni. Un simile occultamento è stato agevolato dalla graduale scomparsa di tali conoscenze dalla memoria collettiva dell’umanità, fino al punto che ormai non ne è rimasto nulla, eccetto forse la diffusa “nostalgia” di un tempo perduto o la vaga intuizione che in qualche punto dello spazio-tempo esista un luogo di pace e di amore dove regna la felicità. Per prima cosa guardiamo il Mito. Che cos’è? Ci è stato insegnato che si tratta di una specie di fiaba, frutto dell’immaginazione di culture primitive, quindi di un racconto che non ha nulla di reale. Ma, se analizziamo la parola, scopriamo che “mito” significa “allegoria religiosa”.

Ora, l’allegoria è un discorso nel quale certe immagini vengono usate al posto di altre. L’allegoria è composta di una combinazione di metafore. La metafora, come ben sappiamo, è una figura retorica nella quale certe parole vengono usate in senso proprio e altre in senso figurato. Questo processo ha lo scopo di provocare un ampliamento della coscienza tale da permetterci di comprendere verità occulte. In quanto all’aggettivo religioso esso significa “che professa una certa cosa” o ancora “che è fedele e preciso nell’adempiere il proprio dovere” (non si riferisce pertanto né a dogmi né a concetti prestabiliti). In altre parole la mitologia è un discorso occulto di origine sacra, fatto per riportare alcuni esseri sulla via della memoria, facendoli pensare in modo diverso e paradossale, in modo da far loro vedere una realtà senza tempo.

Un simile processo di pensiero diverge profondamente dall’analisi intellettuale che rimane prigioniera della forma arcaica del racconto. Questo pensiero libero e senza limiti è il solo in grado di svelare i misteri dell’universo. La cultura attuale non pensa, ripete dati. In altre parole, un mito si può interpretare in due modi: uno sacro e atemporale e l’altro intellettuale. Come detto, è stata creata una storia artificiale che nasconde quella autentica e sacra. E questa falsa storia viene mantenuta in vita dall’iconografia mentale. L’uomo è mente pura. Si può quindi creare una vita artificiale a condizione di inserire nella mente una qualsiasi immagine che la mantenga incessantemente attiva. L’esempio più ovvio è la cultura moderna, in cui tutto è uniforme, dai modelli di comportamento alle associazioni simboliche che l’uomo deve creare e mantenere. Una civiltà di robot.

Così lo studio della storia mitica è riservato a pochi specialisti, escludendo il resto della popolazione dalle verità che contiene, anche se ne troviamo ancora qualche traccia nelle tradizioni popolari, nelle feste e nei canti folcloristici. Notiamo che le tradizioni di tutti i popoli e paesi del mondo parlano di una “guerra nei cieli”. Questi avvenimenti primordiali hanno conseguenze che si ripercuotono in uno “spazio sacro” originale e da questo conflitto scaturisce la creazione. È interessante notare che l’umantà , nel suo percorso storico, è sempre stata propensa a compiere atti violenti e sanguinari, giustificandoli con il bisogno di ri-conquistare un “potere” perduto. L’uomo sembra quindi avere nei propri geni e nelle radici della propria psiche un “seme di conflitto” che di tanto in tanto si manifesta. C’è forse una relazione tra l’uomo e la “guerra nei cieli”? I maestri ermetisti rispondono tutti di sì. Vediamo come.

Esiodo, nella sua Teogonia, afferma che all’inizio regnava il Caos. Caos era spazio illimitato e materia inerte e confusa (senza divisioni). Dal Caos uscì per prima Gaia o Gea (la Terra) dal grande seno eterno e immutabile, gravido di ogni cosa. Subito dopo nacque Eros, simbolo di tutte le forze di attrazione che portano gli elementi a creare la vita. Gaia creò da sola un essere simile a lei e capace di coprirla interamente: Urano (il firmamento). Sempre sola, generò le Montagne, le Ninfe e il Mare. Poi, spinta da Eros, Gaia si unì a Urano, suo primogenito e appassionato amante e con lui generò molti figli. La cosmogonia afferma inoltre che Gaia ebbe figli anche dal Mare, oltre che da Urano, il che simboleggia chiaramente le due fonti evolutive della creazione: l’acqua e la luce.

Ma prima di tutto ciò, Gaia (essere uno in se stesso) si era separata nel Tartaro (che viene associato all’inferno e che potrebbe essere interpretato come “interiore”, “la parte interiore di qualcosa”) oltre che nel già citato Eros, la forma basilare di ciò che chiamiamo amore. Dall’unione di Urano con Gaia nascono tre razze: i Titani, i Ciclopi e gli Ecatonchiri. Crono e i suoi fratelli Titani, istigati da Gaia, abbattono il potere di Urano e lo castrano. Dal sangue che sgorga dalla ferita nascono le Furie, le Melie e Venere. Le prime sono personaggi tenebrosi che aiutano Moira, la filatrice del destino umano, nel suo compito. Venere invece rappresenta l’amore, la bellezza, o la colomba. Dopo aver spodestato Urano, Crono regna per un lungo periodo. Ma il nuovo re degli dei teme di essere spodestato a sua volta dai figli che genera con la sorella Rea e decide di divorarli tutti man mano che nascono.

Spariscono così Poseidone, Plutone, Vesta e Cerere. Uno dei figli, Zeus, riesce però a sfuggire all’avidità del padre, grazie alla complicità di Rea. Crono è il tempo e l’abitudine di divorare i propri figli raffigura bene la capacità del tempo di “divorare” ogni cosa. Ma, tornando a Zeus, Rea, sua madre, che è anche Cibele (la Terra, o uno dei travestimenti della Sibilla, ossia la saggezza, il serpente, il futuro) lo sottrae al padre, dando a Crono una pietra al posto del figlio. Il bambino viene nascosto e affidato alle Ninfe (le divinità dei fiumi e dell’acqua dolce) e ai nove sacerdoti preposti al culto di Rea.

Zeus, o Giove (l’onnipotente, l’aria, l’aquila, lo scettro e la folgore) divenuto adulto, esce dal nascondiglio e raggiunge l’Olimpo. Là, costringe il padre a vomitare la pietra e tutti gli dei che aveva divorato. Dopo di che Crono viene espulso dal cielo e trascinato nel più profondo dell’universo, sotto la Terra e sotto gli abissi marini. Zeus dà inizio al proprio regno insieme alla moglie Era (il cielo, il matrimonio, il pavone) e ai suoi fratelli, figli e altri dei. I Ciclopi, che erano stati chiusi nel Tartaro, tentano di scalare l’Olimpo, sovrapponendogli il montte Ossa (acquisizione del sapere della saggezza-conoscenza – gli “scalini”). Vengono così a crearsi due partiti (Ciclopi e dei dell’Olimpo) in una guerra che dura dieci anni (Dieci è il numero simbolico del Regno della Terra ). Alla fine i Ciclopi, giganti che hanno un solo occhio simbolico in mezzo alla testa, vengono sconfitti e rinchiusi nuovamente nel Tartaro.

Questa vicenda è narrata in innumerevoli “leggende”. Cambiano i nomi dei protagonisti, ma i fatti rimangono sostanzialmente sempre gli stessi. Riassumendo: in un luogo eterno e immutabile (uno spazio sacro) si produce un’interferenza che provoca turbamento e dissociazione della vita. Appare così una vita organica mutilata (castrata) che passa dalla continuità alla non continuità con il collegamento di tre forze che resistono alla ricomposizione. Rimane però semprel’idea della risurrezione, un’idea questa proposta da un lato dagli eredi del sangue (della castrazione), e dall’altro da un potere che tenta di interferire con questo stesso sangue. In altre parole vi sono due tentativi di riprendere il potere, uno con la forza del potere e l’altro con il potere della forza. Da questa interferenza in uno Spazio Sacro, perfetto, emerge il simbolo del sangue.

Esso propone una nuova dualità. In altre parole l’interferenza crea una scissione e produce l’apparizione di due partiti: uno autentico e l’altro usurpatore. Esiste quindi un partito che rappresenta la creazione e i suoi effetti. Quest’ ultimo dà luogo alla reincarnazione (Crono che divora e vomita i propri figli). Inoltre esiste un “partito” del tributo del sangue (il sangue della “castrazione) parallelo ad una continuità (oggi interrotta) eterna e inalterabile. Da quanto esposto prima è chiaro che esiste una triade: creatore, creato e creature.

Tentiamo di capire meglio tutto ciò. La Cabala dice: “e ci fu un grande combattimento nei cieli, le credenze del mondo nuovo lottarono contro quelle del mondo antico” (si suppone che nell’Universo centrale si produsse una frattura voluta dal Creatore). Si puo ipotizzare che esistesse un creatore (in un universo parallelo) che generò la creazione nell’Universo Centrale, perfetto e immutabile. Coloro che regnavano in quell’universo intatto vennero sterminati ed esiliati nei regni più bassi, dove iniziò una persecuzione nei loro confronti, mentre nella nuova creazione si istabilirono nuove creature. Gli gnositici del primo secolo A.C. sostenevano che il mondo, l ‘universo conosciuto, non era stato creato dal Creatore supremo bensì da un secondo creatore (demiurgo) aiutato da sei Arcangeli. Questo demiurgo si faceva passare per il solo vero Dio e aveva quindi creato l’uomo doppiamente prigioniero: del mondo e di un falso dio. Il demiurgo e le intelligenze supreme degli universi paralleli, per mezzi trascendenti e non, esercitano un potere generatore che per legge di somiglianza si proietta sulla Creazione la quale, ribellandosi ad una legge suprema di giustizia e di armonia, produce il creato e, in seguito, la creatura.

E qui appare il PROGETTO TERRA, nel quale deve avvenire l’unione tra l’Universo Centrale e la Terra. La Terra è il prodotto di un riverbero (riflesso) mosso dal “FUOCO” simbolo del PRIMO Universo Creatore. Il mondo originale possiede da sempre una materia immortale e l’immortalità è di per sé irreversibile. Ciò nonostante, in un'”altra dimensione” (o seconda creazione), la materia si degrada e solo la morte e la rinascita possono restituire la gioventù perduta. Ma questo processo di continua restaurazione dell’integrità attraverso la morte e la rinascita, produce una perdita progressiva dei valori del nucleo originale di saggezza. Gli esseri giungono così a dimenticare la realtà di cui la loro memoria confusa riesce a captare solo deboli registrazioni. Lo smemorato perde quindi la propria individualità e si smarrisce. Per generare un essere ci vogliono tre cose essenziali: 1) poter raccogliere dati dati su questo essere; 2) poter duplicare tali dati; 3) poter produrre un altro essere a partire dai due presupposti precedenti, DNA/RNA. Non c irimane che attendere Prometeo nel suo quinto ritorno, per ritrovarci nei Campi Elisi

Loryel

l L’autore di questo articolo è uno studioso brasiliano che tiene corsi univeristari e conferenze in patria e all’estero sul patrimonio mitico dell’umanità

 

 

 

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