Aurobindo: verso una nuova evoluzione

Aurobindo: verso una nuova evoluzione

Che cosa attende l’uomo in un prossimo futuro? Per chi si attiene alla visione materialistica dominante, i prossimi anni sono carichi di minacce per quello che, come dice lo storico Yuval Harari, non è altro che un “animale hackrabile” che potrebbe diventare vittima del peggior totalitarismo della storia umana. Ma fortunatamente c’è anche chi parla di un’ulteriore evoluzione che porterebbe l’uomo a uno stadio superiore. Paragonare l’uomo attuale a questo uomo nuovo, sarebbe come paragonare la scimmia al moderno sapiens. Uno dei fautori più autorevoli di questa teoria di una futura evoluzione è stato l’indiano Sri Aurobindo. Ne parliamo Paolo Bernasconi che da anni  ne studia con entusiamo la vita e le opere.

Chi era Aurobindo ?
Sri Aurobindo, il cui vero nome era Aravinda (dal sanscrito fior di loto) Ghose, Nasce a Calcutta nel 1872. Suo padre, medico, è affascinato dal pragmatismo della cultura inglese e decide di dare ai figli, e in particolare ad Aurobindo, che si mostra molto intelligente e precoce, un’educazione occidentale, mandandolo fin da piccolo a studiare in Inghilterra. Aurobindo ha quindi potuto assimilare il meglio della cultura europea. Terminati gli studi secondari, grazie a varie borse di studio frequenta l’università di Cambridge. Giovane prodigio, legge i grandi classici latini e greci in lingua, impara l’italiano, lo spagnolo, il francese, legge Goethe in tedesco.

Ma, nonostante questa conoscenza della cultura europea, Aurobindo ha lottato per liberare l’India dalla dominazione inglese…
Infatti. Una volta terminati gli studi, Aurobindo torna in India, deciso a dedicare la propria vita alla lotta contro la tirannia britannica. Da notare che ha quasi dimenticato l’hindi e il bengali e si esprime molto meglio in inglese. Per un certo periodo agisce come sovversivo, scrive per una rivista anti-inglese, in seguito viene anche imprigionato rischiando addirittura la condanna a morte. Intanto, per conoscere meglio il proprio popolo, studia i grandi classici della cultura indiana e così scopre lo yoga. Vi si avvicina attraverso Lele, un maestro yogin analfabeta, a dimostrazione che lo yoga va oltre la cultura e oltre la mente. Seguendo con il suo maestro le vie della Gita e le pratiche dei Tantra percorre in breve tempo tutti i livelli di coscienza conosciuti dello yoga… e va oltre. Ma la fusione della coscienza con l’Assoluto non basta, se non cambia la condizione umana. Tale dono deve essere per tutti, scendere qui, sul pianeta, nella materia.

Quindi abbandona l’attività politica?
Sì, il suo fervore politico si trasforma in fervore spirituale, ma non per opposizione quanto piuttosto per analogia, poiché Aurobindo capisce che il vero cambiamento non può più essere esteriore, ma deve nascere da un mutamento radicale da dentro l’uomo. Il miglioramento del vecchio uomo mentale non è più possibile. Occorre una nuova coscienza, un dopo uomo, l’uomo sovramentale.  In quel periodo, siamo negli anni Venti, è in atto in Germania l’ascesa del nazismo. Aurobindo capisce che nel mondo agiscono in apparente conflitto due energie, a loro volta suddivise in mille opposti aspetti ma di cui ognuno è specchio e complemento dell’altro. Si, c’è una gioia in ogni pulsione dei sensi, una gioia nel fare del bene e una gioia nel far del male; una gioia nella virtù e una gioia vizio. Il volo dell’aquila vale in natura lo strisciare del verme. Sulla terra viene dato uguale spazio a demoni e dei. Vi è necessità dell’abisso per conoscere le altezze e vi è gioia nel fondamento di ogni esperienza dell’anima. Paradiso e Inferno sono gli estremi che la mente cerca da sempre di risolvere fallendo; è tempo di una nuova specie. E’ il tramonto della visione duale e preludio ad una mente universale. Questa farà la differenza tra vivere e pensare di farlo.

 Aurobindo parla anche di vittoria sulla morte, non è così?
Certo, per Aurobindo l’immortalità dell’anima deve realizzarsi nel corpo, nella materia. Chiunque prosegua in una ricerca interiore vede la condizione umana attuale come estremamente debole e fragile. L’uomo non ha potere né sulle proprie pulsioni né sul proprio corpo. Nasce, invecchia e muore, trasportato da un destino cieco e molte volte brutale. E il ciclo si ripete di padre in figlio. Quest uomo che grazie alla mente si è evoluto, distanziandosi dall’animale, crede di avere in mano il mondo, mentre non ha in mano nulla. Questo essere isolato e litigioso non può essere il fine ultimo della creazione! Chiunque nella vita sondi il mistero uomo (e qui non si parla solo di yoga e filosofia orientale ma anche di arte, musica, culture e filosofie occidentali spaziando da Platone a Dante e molti altri) sa che la paura della morte e il desiderio di immortalità comune a tutti gli uomini non sono che strade ancora da percorrere. In fondo sia il materialista più cinico che lo spiritualista più elevato aspirano al medesimo fine. La piena felicità e l’immortalità. Il desiderio fattosi aspirazione, l’aspirazione coscienza e la coscienza amore e potere sono le chiavi perché ogni energia dell’Universo discenda a concorrere a questa trasformazione umana. E la morte non esisterà più in una materia cosciente di sé.

Un desiderio che oggi sta portando verso il transumanesimo e l’ibridazione uomo-macchina?
Certo, è sempre la mente che rifiuta di morire. Ma se la mente e il corpo muoiono, l’anima è eterna. L’anima lo sa, la mente vi aspira, ma come arrivarci? È nel corpo, sostiene Aurobindo, che il segreto va svelato. Nel corso delle sue ricerche, fa esperienza di una nuova altissima energia, che definisce sovramentale; probabilmente un’energia affine a quella che ha fatto evolvere l’uomo dalla scimmia. L’essere umano attuale, dice Aurobindo, è un essere di transizione. La vita divina sul pianeta è possibile e sta accadendo. Pochi se ne accorgono e non serve farne scuole o nuove religioni.  Non si tratta di filosofia ma di un’energia estremamente cosciente, già in azione ora e ovunque. È già presente nelle profondità dell’animo umano e più quest’energia potrà manifestarsi nel mondo più il processo di passaggio da quest’essere ormai in transizione all’uomo sovramentale sarà semplice. È già accaduto, è inevitabile che riaccada.

E Dio in tutto ciò?
Dio è espressione di questa energia e come tale si rivelerà sul pianeta. Sarà il divino vissuto in ogni cosa, realtà sola e ultima, unica identità. Dio che guarderà l’uomo con gli occhi della materia e l’uomo che vedrà l’universo col volto di Dio. È esperienza diretta e non separata con l’esistenza. L’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio, diventerà creatore a sua volta; il ritorno cosciente a quel Paradiso terrestre mai abbandonato. È questa la fantastica “follia” aurobindiana, di cui non si può non innamorarsi.

Già, l’amore. Ma che cos’è questo amore “che move il sole e l’altre stelle”?
Non si tratta solo di sentimentalismo e passione. È potenza creativa di un amore senza oggetto che pervade ogni cosa; è al contempo metodo, veicolo e fine. Al momento si tratta di comprendere che la mente, che come scrive Aurobindo “fu il veicolo e oggi è l’ostacolo”, ha raggiunto il suo limite. Questo limite è l’ego, la dualità. L’uomo doveva essere staccato dal tutto e dimentico di sé per poter ritrovare la propria divina natura. Oggi siamo arrivati a un dominio esasperato della mente e ne soffriamo. Ma sta sorgendo una nuova coscienza, un nuovo strumento, una realtà fisica umana che la mente attuale non può nemmeno concepire. È l’uomo che rompe il guscio ed evade da se stesso per essere ovunque.

Non si può averne nemmeno un’idea?
Certo, succede che in stati meditativi, ma anche in certi momenti della giornata, per azione di forze coscienti imponderabili, puoi vedere/comprendere con mente e occhi umani, cose, situazioni e immagini consuete totalmente rese vive vibranti, partecipi, lontanissime dalla normale visione; a volte inimmaginabili e anche impossibili da descrivere, se non riducendone il valore. Se per esempio vivi anche solo per un attimo tramite i sensi la non oggettività delle cose, lo sai per sempre. Questo vuol dire che questa realtà è già in atto.

Oggi infatti si parla molto di nuovo paradigma, di nuova realtà, e non solo tra coloro che conoscono il pensiero di Aurobindo.
Certo, Aurobindo non è la sola fonte di conoscenza in questo senso. Possiamo dire che Aurobindo è un potere incarnatosi in uomo per rendere più comprensibile il progetto. Alla fine è più facile innamorarsi di una donna che amare il cosmo… Ma ciò che è discesa è una potenza devastante d’amore universale di cui Aurobindo è un’antenna, un ripetitore se vogliamo metterla così. Mère, sua compagna nella vita e nello yoga ne ha fatta esperienza diretta; nel corpo, nelle cellule, lasciandoci l’Agenda, prezioso compendio di esperienze fisiche e spirituali.

Mira Alfassa, detta Mère, era francese, vero?
Era di nazionalità francese e di origini per metà turche e per metà egiziane. Inoltre era ebrea e quindi in questa coppia straordinaria sono confluite tre grandi tradizioni, quella indiana antichissima, quella europea e quella ebraica. Non si può non pensare a un progetto umano globale, di una potenza straordinaria.

Come si potrebbe descrivere lo yoga di Aurobindo?
Aurobindo insegna la cosa più semplice e difficile: la resa, la naturalezza. Ciò che lui stesso definiva surrender. Non c’è da combattere. Solo aprirsi e aspirare alla bellezza, alla grandezza del Divino, fiduciosi delle enormi possibilità che si aprono semplicemente cercando di essere ciò che si è, ciò che Tilopa chiamava “lo stato naturale”. E quale è il veicolo? La gioia, ciò che ti fa piacere. A patto di non rinnegare niente della propria natura, nemmeno il desiderio più torbido. Con questo non dico di commettere dei delitti, di uccidere o di torturare. Basta permettersi di vedersi sinceramente e accettarsi anche nei propri aspetti più neri. Come Dante bisogna passare dall’Inferno per giungere al Paradiso. Ciò che viene negato dalla morale, dalla religione, da convenzioni e abitudini costituiscono il limite alla conoscenza e alla vastità. Le religioni hanno tagliato l’uomo in due, la parte superiore è il paradiso, quella inferiore è l’inferno. Il primo piacere umano, quello sessuale, fonte di immensa energia evolutiva e spirituale, è stato castrato e trasformato in peccato; l’amore così depotenziato è stato ridotto a concetto fino a giungere a quella società malata, debole e impaurita che vediamo oggi. Fortunatamente l’uomo è enormemente più grande dei propri pensieri.

Ma la nostra è una società totalmente materialistica. Chi può guidarci sulla via spirituale?
Noi stessi in primis. Invertendo le abitudini, cercandosi dentro prima che fuori, operando per passione piuttosto che per calcolo. Con fiducia in se stessi e nella vita, che, a saper guardare offre sempre giuste opportunità e giusti incontri. Certo per me lo yoga è stato e sarà la strada, ma ogni uomo ha una faccia e una strada diversa; ognuno ha la propria, ed è quella giusta. Trovo entusiasmante che in questo periodo siano i fisici ad affermare che materia, spazio e tempo non siano ciò che appare ai nostri sensi. Spirito e materio in fondo sono la stessa cosa, forme di energia cosciente. Così siamo arrivati alla stessa conclusione, gli uni attraverso lo studio esteriore della materia, gli altri attraverso l’esperienza diretta all’interno dell’uomo. Perché l’esperienza non è “io ho avuto l’esperienza”, ma “io sono l’esperienza” e in ultima analisi “io sono Lui”. –

Per saperne di più: www.yogasemplice.yoga

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