Dialogo sulla vicenda Covid

Dialogo sulla vicenda Covid

Luca Panseri è psichiatra e psicoterapeuta di formazione analitico esistenziale e psicocorporea. È nato a Bergamo dove ha vissuto e lavorato per gran parte della sua vita. Dal 2022 vive in Ticino. In questo dialogo ci riassume le sue impressioni sulla vicenda del Covid, parlando di quanto  ha potuto osservare nella sua città natale, uno dei luoghi i cui, secondo le autorità, il virus ha avuto l’impatto più devastante.

Hai definito quanto hai vissuto in prima persona a Bergamo tre anni fa come una catastrofe provocata dall’incapacità di comunicare tra umani, la psicopatia al potere, il profitto come fine. Quali sono i fattori che ti hanno portato a dubitare della narrativa ufficiale che parlava di catastrofe sanitaria?
Durante il mese di marzo 2020 anch’io, come credo quasi tutti, ero convinto che stessimo vivendo una catastrofe sanitaria legata principalmente all’impatto devastante di un virus sconosciuto. Avevo contatti con colleghi ospedalieri che mi informavano quotidianamente e seguivo i miei pazienti, alcuni dei quali si erano ammalati. I tanti morti, le strutture sanitarie al collasso, i famosi “camion con le bare di Bergamo” erano “evidenze” talmente terrifiche che sentivo di dover impegnare gran parte delle mie risorse per sostenere le tante persone che mi chiedevano un aiuto emotivo. Non potevo però non osservare che il disastro legato alla diffusione del virus era amplificato dal disasatro causato dall’incompetenza umana, professionale e comunicativa – se non dalla disonestà – di coloro che avevano la responsabilità della situazione politico sanitaria italiana. Un ministro della Salute senza alcuna preparazione scientifica circondanto dai cosiddetti esperti del Comitato Tecnico Scientifico che sono ora finiti sotto inchiesta. La Procura di Bergamo ha infatti aperto un’indagine per epidemia colposa ponendo sotto investigazione i motivi della repentina chiusura e successiva riapertura dell’ospedale di Alzano (paese a pochi chilometri da Bergamo), la mancata sospensione delle attività lavorative in Val Seriana in un momento in cui era già evidente l’esplosiva contagiosità e soprattutto il mancato aggiornamento e la non attuazione del ‘piano pandemico’.
Sempre in quel periodo avevamo iniziato ad essere inondati a livello mediatico dagli sproloqui dei “televirologi” che esternavano in modo contraddittorio i loro pensieri in libertà creando angoscia e confusione. Un esempio tra i tanti: per la responsabile della microbiologiaa dell’ospedale Sacco di Milano ci trovavamo di fronte a qualcosa che era “poco più di un’influenza” mentre il collega infettivologo dello stesso ospedale vaticinava i disastri più tremendi.
E poi le pantomime sulle mascherine che all’inizio non servivano perché bastava il metro di distanza e che poi andavano messe anche se si camminava solitari in un bosco deserto.
Ricordo Walter Ricciardi, consulente tecnico del Ministro. affermare perentoriamente in TV durante i primi giorni della pandemia che “la mascherina chirurgica è una paranoia”.
Eh, sì, perché anche se ora sembra impossibile, nei primi tempi pandemici le mascherine non erano consigliate. E questo perché ? Semplicemente perché erano introvabili. Invece di ammettere che ci si era fatti trovare impreparati, che si erano colpevolmente trascurate le inquietanti notizie che filtravano dalla Cina e che non si era aggiornato il piano pandemico, si preferiva mentire. Siamo presto venuti a sapere che avevano vietato gli esami autoptici, abbiamo iniziato a sperimentare l’assurdità di alcuni provvedimenti restrittivi della libertà personale (per andare a trovare mia madre di 83 anni dovevo girare, solo ovviamente, con un’autocertificazione che attestasse il percorso preciso per recarmi a casa sua).
Ma noi italiani siamo abituati alle pagliacciate dei nostri politici da sempre delegittimati.
Per cui era facile pensare che in quella situazione eccezionale non stesse emergendo altro che la nostra storica incapacità di gestire con serietà un’emergenza di massa.
Ma per rispondere con più precisione alla domanda: che cosa mi ha fatto dubitare della narrativa ufficiale?
Non basterebbero infatti i pur gravi elementi che ho elencato sino ad ora. Il mio progressivo dubitare è stato alimentato da quello che stava succedendo fuori dagli ospedali a livello di assistenza territoriale.
Si era verificata una netta spaccatura: i medici negli ospedali si trovavano ad assistere pazienti che arrivavano in fin di vita dopo essere stati tenuti a casa, nella maggior parte dei casi, senza alcuna assistenza medica e senza alcuna terapia. Quello che divenne tristemente noto come il ‘protocollo del non intervento’ costituito da ‘Tachipirina (paracetaemolo) e vigilante attesa’.
E’ vero, il mese di marzo era stato un mese di totale confusione e ci si arrangiava come si poteva senza alcun riferimento terapeutico. Ma posso assicurare che, già a metà aprile, alcuni medici avevano iniziato a seguire i propri pazienti con un trattamento farmacologico domicialiare a base di antiinfiammatori (aspirina, ibubrofene)-  e nel caso di ulteriore aggravamento cortisonici, antibiotici ed eparina- riuscendo ad evitare il ricovero alla maggior parte dei pazienti stessi.
E’ questo che avevo iniziato a trovare sconvolgente: perché il ministero e i medici della politica non parlavano dei trattamenti che tanti medici di buona volontà stavano effettuando al domicilio dei pazienti ? Perché veniva sparso terrore, non solo nelle fasi inizialissime, ma anche nei mesi successivi quando invece c’erano sempre più evidenze che il Covid poteva essere affrontato anche con un trattemento a domicilio? Perché non si aprivano discussioni scientifiche su questi trattamenti dando spazio al confronto con i medici impegnati sul campo ma ci si irrigidiva con un protocollo ministeriale che condannava i pazienti a rimanere a casa senza essere curati ?
Penso ci sia stata una gravissima responsabilità da parte di chi ha negato, se non chiaramente osteggiato, la possibilità e l’efficacia di un trattamento domiciliare precoce per i pazienti che si ammalavano di Covid. Nei mesi successivi sono poi stati infatti pubblicati studi scientifici che hanno dimostrato che il trattamento domiciliare era capace di ridurre notevolemente i tassi di ricovero e di salvare quindi molti pazienti.
Ecco, di fronte a questo mi è stato difficile non mettere in discussione la ‘narrativa ufficiale’ e anche quanto sta emergendo dalle migliaia di mail e di chat telefoniche dei soggetti interessati dall’attività investigativa della procura di Bergamo dimostra le molte zone d’ombra su cui, si spera, si potrà un giorno fare pubblicamente chiarezza.

Che cosa pensi della teoria ‘complottista’ secondo cui gli errori che si sono verificati in Italia e altrove non sono dovuti (solo) a incompetenza e impreparazione, ma che alla base ci fosse la volontà di preparare il terreno alla somministrazione massiccia del ‘salvifico’ vaccino?
Grazie per questa domanda intrigante e difficile. Anzi, la più difficile, per quanto mi riguarda. Tuttora infatti non mi do pace quando penso che possa non essersi trattato (solo) di incompetenza e impreparazione ma ci sia stata (anche) la volontà di preparare il terreno alla somministrazione massiccia del ‘salvifico’ vaccino.
Ricordo un anno e mezzo or sono, quando riportai ad un collega psichiatra alcune domande e dubbi. Lui mi rispose con supponenza: sai, la teoria del complotto mi sembra “piuttosto debole”.
Le parole di quel Solone furono per me illuminanti: io non avevo minimamente fatto riferimento ad alcun complotto! Era il collega stesso che aveva tirato le conclusioni: se hai dei dubbi sei un complottista.
Ed è questo micidiale cortocircuito che va affrontato cercando di delineare una prima necessaria differenziazione. Segnalare gli errori o anche le omissioni o menzogne (accertate) non significa, automaticamente, aderire a una qualche teoria complottista. Bollare di complottismo tutto ciò che risulta scomodo mi sembra ‘piuttosto debole’, per citare il saccente collega psichiatra.In questi due anni, quasi quotidianamente, il competente di turno, ci ha spiegato con sussiego che i poveri complottisti sono sostanzialmente dei semianalfabeti con una scarsa posizione socio-lavorativa sedotti da riduzionismi semplicistici capaci di catturare le loro menti ed esistenze primitive.
Come scrive il filosofo Andrea Zhok: “Questi soggetti s’imporporano di sdegno di fronte ai “complottisti” e alle “fake news” – certificate tali dalla propria linea di comando – e si interrogano pensosi su come tutto ciò sia possibile, signora mia. E la risposta è semplice e pronta: è tutta colpa dell’Ignoranza.
Sono gli ignoranti, la plebe a scarsa scolarità e scarsa specializzazione che non riesce a comprendere che non si deve mai credere a quello che hai davanti agli occhi, ma sempre a quello che ti viene autorevolmente raccontato da terzi consacrati”[1].
Sì.  I terzi consacrati, gli esperti e i competenti cui di volta in volta dobbiamo delegare la nostra vita. Questo vuol dire abdicare all’esercizio di osservazione e critica che non richiede specializzazioni ma buon senso e riflessione.
Quindi se riusciamo ad andare un poco oltre le reprimende degli esperti e pensatori di vertiginosa profondità – penso ai vari virologi o agli opinionisti di Corriere e Repubblica – possiamo cercare di capire alcuni aspetti del fenomeno complottista. Zohk nota giustamente che ormai si inserisce nella categoria del complottismo tutto ciò che è accomunato dal rifiuto delle narrazioni ufficiali. “In questo spazio amplissimo possono comparire cose ampiamente difformi, da autentici deliri paranoici a semplici teorie scientifiche di minoranza”[2].
E se è vero che molti personaggi della cosiddetta controinformazione sono piuttosto inquietanti per l’arditezza delle loro ipotesi persecutorie e onnicomprensive, è ben più difficile liquidare come ‘complottistici’ contributi scientifici approfonditi e articolati come quelli, ad esempio, del professor Cosentino, docente di farmacologia all’Università dell’Insubria.
In un suo recente post (12 maggio 2023) così si è espresso a proposito della questione vaccini:
“Mia opinione è che i vaccini abbiano avuto un ruolo nella protezione contro il Covid, limitato ma non nullo. E che continuino ad avere enormi incognite di sicurezza. Il che li rende un’opzione per chi li vuole (ad esempio, un medico o un operatore sanitario ad alto rischio o qualsiasi persona per qualsiasi motivo molto preoccupata del Covid) ma certo non possono in alcun modo esser proposti come panacea per chiunque, tanto meno imposti con la violenza. Nel frattempo il ruolo dell’immunità da guarigione è probabilmente cruciale, certo maggiore della mera immunità vaccinale, e il contributo delle terapie non può in alcun modo essere negato. E l’associazione tra vaccini Covid e aumento di mortalità totale è un tema enorme che pesa come un macigno”.
Ti sembrano le parole di un complottista o di un uomo che soppesa pro e contro di un trattamento farmacologico e che evidenzia come ci siano “macigni”[3] che ancora non sono stati presi in considerazione perché la propaganda vaccinale è stata a senso unico? Se quindi non ignoriamo questi macigni ma cerchiamo di comprendere, punto per punto, le immense problematiche tuttora aperte, entriamo in un campo che può anche avere degli elementi in comune con quello che viene definito pensiero complottista ma, a mio parere, è un campo di ricerca che è necessario tentare di esplorare.
Esaminando le affermazioni di Cosentino possiamo concordare sul fatto che i vaccini abbiano avuto un certo effetto nel ridurre la gravità della manifestazione clinica del Covid. Al contempo, è altrettanto vero che ci sono tuttora enormi incognite sulla sicurezza dei vaccini per i mancati studi sulla loro potenziale carcino e genotossicità e sugli effetti nel lungo periodo.
Sono invece ormai accertati i possibili danni neurotossici e sull’apparato cardiovascolare[4].
Ma è soprattutto sul fatto che i vaccini avrebbero dovuto essere un’opzione e non un’imposizione che bisogna porre attenzione. Posto che vaccinati e non vaccinati contagiano allo stesso modo, la decisione se vaccinarsi o no si lega quindi a una precisa scelta personale.
Se ritengo che vaccinandomi il bilancio tra i pro e i contro sia favorevole posso decidere in tal senso. E parimenti qualora ritenessi che il bilancio non lo sia. Così dovrebbe essere per ogni scelta che riguarda il nostro stato di salute.
E invece si sa bene come è andata in Italia: si è arrivati a vaccinare tutti indiscriminatamente e obbligatoriamente, anche coloro che avevano già fatto il Covid e quindi erano già protetti (essendo l’immunità da guarigione superiore all’immunità vaccinale). Quindi un operatore sanitario che aveva già fatto il Covid e magari anche due dosi di vaccino, dopo sei mesi, indipendentemente dalla sua situazione anticorpale, veniva sospeso dal lavoro e non riceveva più alcuna retribuzione se non accettava di sottoporsi alla terza somministrazione vaccinale. Idem per gli insegnanti e le forze dell’ordine. C’è stato un grado di coercizione tale che definire complottista chi ha voluto opporsi a questa barbarie mi sembra rifiutare qualsiasi confronto di buon senso ancor prima che scientifico.
Quindi, se a tutto il discorso delle terapie domiciliari negate o osteggiate aggiungiamo queste altre considerazioni, possiamo pensare che sì, l’indiscriminata campagna vaccinale più che tener conto dei dati della scienza ha risposto ad esigenze economico-politiche.
Si è trattato di un complotto?
Uno dei limiti delle cosiddette teorie complottiste è di voler ricondurre tutta una serie di eventi all’interno di una visione in cui s’individua un disegno preciso, un’intenzionalità codificata e precisamente programmata. Trovo queste visioni, così precise e spesso anche un poco paranoiche, difficilmente credibili nella loro radicalità perché riducono l’infinita complessità del reale a una linearità causale ipersemplificata. Dire che c’è un piccolo numero di tecno-oligarchi che vuole dominare il mondo e lo fa in questo e questo modo può sì cogliere alcuni aspetti, magari anche veritieri, ma rischia di costruire delle concatenazioni di dominio che è impossibile definire con precisione. Pretendere di padroneggiare questa enorme complessità riducendola a un possibile ‘piano complessivo’ credo sia fuori dalla portata delle nostre conoscenze.
Detto questo, non nego che anch’io penso che un Bill Gates, tanto per fare un nome, non sia certo un filantropo ma un inquietante personaggio dalla cui onnipotenza non ci sia da aspettarsi nulla di buono. “L’assenza di un dibattito serio sul filantrocapitalismo nel nostro paese, al contrario di quanto avviene nel mondo anglosassone, è imbarazzante. Abbiamo bisogno per esempio di prendere le distanze dalle braccia ingenuamente spalancate dei nostri leader – come di tutti i leader mondiali – nei confronti di Bill Gates, alle cui gesta filantropiche nessuno si sogna di porre domande, prima ancora di condizioni. Abbiamo bisogno di marcare le distanze anche dalle teorie complottiste su Bill Gates e compagni, dietrologie che “la buttano in caciara” e appannano le ragioni di una riflessione basata sui fatti”[5].
Condivido queste parole di Nicoletta Dentico. Abbiamo bisogno di marcare le distanze dalle teorie complottiste su Bill Gates e compagni per non “buttarla in caciara”. Abbiamo infatti bisogno di una riflessione basata sui fatti.
E i fatti, non le teorie complottistiche, ci dicono che “nel biennio 2010-2011 la Fondazione Gates ha versato oltre 446 milioni di dollari all’Oms… una cifra 24 volte superiore ai contributi erogati da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica messi insieme”[6] e che “al World Economic Forum del gennaio 2010, Bill e Melinda annunciano il Decennio dei Vaccini e s’impegnano a destinare 10 miliardi in dieci anni alla ricerca e all’introduzione di nuovi prodotti”.[7]
Se questi sono i “fatti”, non sembra azzardato pensare che le politiche dell’Oms e molta della cosiddetta “ricerca scientifica” siano fortemente influenzate da un uomo che intende i vaccini come una delle chiavi di volta della sua visione filantropica, o meglio, filantrocapitalistica.
Ora tenterei una sintesi di quanto scritto sino ad ora:

  • Si è affermato a più riprese, sin dall’inizio, che la malattia Covid era incurabile.
  • Non si sono assistiti e curati i pazienti a domicilio evitando la morte o il ricovero a molti di loro.
  • Non appena arrivati i vaccini si è iniziato a sostenerne l’efficacia e la sicurezza pur in mancanza delle prove scientifiche.
  • Quando, poco dopo l’inizio delle somministrazioni, si sono avute le prime evidenze che i vaccini non proteggevano dall’infezione e non evitavano il contagio, si sono omesse queste informazioni.[8]
  • Si è anzi alzato il tiro. Draghi è arrivato ad affermare, nel mese di luglio 2021: “Non ti vaccini, ti ammali, muori. Oppure fai morire: non ti vaccini, ti ammali, contagi, qualcuno muore” creando, almeno in Italia, un clima di tensione sociale altissima e l’impossibilità, per chi non intendeva sottostare a questi obblighi antiscientifici, di lavorare e sostenersi a causa dei divieti imposti dal Super Green Pass.
  • Si sono omesse le informazioni sugli eventi avversi da vaccini e tuttora questa correlazione stenta a farsi strada quando è ben più di un’evidenza.
  • C’è stata un’inondazione di sovvenzioni economiche da parte delle aziende farmaceutiche – Pfizer in primis- ad associazioni scientifiche, ospedali, università, fondazioni[9].

Di fronte a questa serie di “fatti” mi sembra lecito pensare che la propaganda vaccinale sia stata condizionata da interessi economico-politici che nulla avevano a che fare con i dati scientifici e anzi li ignoravano.
È chiaro che non penso di poter cogliere dal mio piccolo punto di osservazione la totalità degli aspetti in gioco. Sarei ingenuo nel pensare ciò. Chissà quanti elementi mi sfuggono, chissà quanto non conosco della complessità di questi processi multifattoriali.
Sono certo che alcuni medici hanno aderito in totale buona fede all’idea che i vaccini fossero l’unica salvezza e che dalla loro prospettiva non c’era nient’altro da fare. Magari a questi medici chiederei quanti pazienti hanno provato a curare con una terapia diversa dalla tachipirina, chiederei cosa ne pensano del fatto che persone vaccinate cinque volte (sì, in Italia si è arrivati anche a questo!) si sono ammalate di Covid non una ma due volte.
Inviterei quindi a porsi delle domande cercando di attivare ciò che è stato difficile se non impossibile in questi due anni: il dialogo e il confronto.
Nel febbraio 2022, un nutrito numero di medici bergamaschi ha scritto una lunga e dettagliata lettera al Presidente dell’Ordine dei Medici della città chiedendo un confronto scientifico sulle questioni che ho menzionato senza ottenere neppure un cenno di risposta. È questo muro, questa impossibilità di comunicazione che ha creato schieramenti contrapposti.
Credo che se manterremo la separazione tra pro-vaccinisti a tutti i costi e no-vax/ complottisti, perderemo tutti la possibilità di avvicinarci, comprenderci reciprocamente e aiutarci. Personalmente non rinuncio al tentativo di mantenermi aperto, sostenendo l’incertezza, cercando di apprendere dall’esperienza e lavorando sulle ferite che questa dura contrapposizione ha aperto dentro di me.
Non voglio rimanere cognitivamente ed emotivamente impantanato in una visione cinica e deprimente ma voglio continuare a valorizzare ciò che di buono ognuno di noi può cercare di fare, pur con i limiti e contraddizioni di cui siamo portatori.
“Nel vortice delle narrazioni concorrenti e delle mitologie disgiunte sottostanti, possiamo cercare azioni che abbiano senso, indipendentemente da quale parte sia quella giusta…Possiamo cercare verità che il fumo e il clamore della battaglia nascondono. Possiamo mettere in discussione le ipotesi che entrambe le parti danno per scontate e porre domande che nessuna delle due parti sta ponendo. Non identificandosi con nessuna delle due parti, possiamo raccogliere conoscenze da entrambe… portando tutte le voci, comprese quelle emarginate, possiamo costruire un consenso sociale più ampio e iniziare a curare la polarizzazione che sta lacerando e paralizzando la nostra società”.[10

[1] Zhok, A. (2023). Propagande e complottismi.

https://www.sinistrainrete.info/politica/24741-andrea-zhok-propagande-e-complottismi.html

[2] Ibidem

[3] Sul ‘macigno’ dell’aumento di mortalità totale negli anni successivi alla vaccinazione vedi

https://www.assis.it/mortalita-totale-in-eccesso-anni-2021-e-2022-analisi-dei-dati-ufficiali-dallitalia-e-dal-mondo/

[4] Una delle maggiori fonti di pericolosità dei vaccini Covid a RNA (e peraltro anche a DNA/vettore) è l’impossibilità intrinseca di controllare la produzione – per sede, quantità e durata- della proteina Spike e delle potenzialità lesive di questa tossina.

[5] Dentico, N.(2020). Ricchi e buoni? Le trame oscure del filantrocapitalismo. Emi.

[6] Ibidem pag. 156.

[7] Ibidem pag. 150.

[8] E’ il 24 febbraio 2021, la campagna vaccinale è iniziata da due mesi e in un documento interno di AIFA si legge: “Questa agenzia intende rappresentare la propria preoccupazione per i casi di positività tra operatori sanitari sottoposti a vaccinazione”. Nel documento si chiede un monitoraggio su questo fenomeno noto come “fallimento vaccinale”. La Verità 17 maggio 2023.

[9] Relativamente alla sola Pfizer le erogazioni in Italia hanno seguito questo andamento: 2018 : 169.602 euro; 2019 : 6.353.707 euro; 2020 : 10.242.454 euro; 2021 : 10.319.009 euro.

 

[10]  Eisenstein, C. (2021). Il mito del complotto.

Il Mito del Complotto

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